“I politici devono difendere l’Italia, difendere i confini, le frontiere, sia dai clandestini che entrano ma soprattutto dalle merci che arrivano senza nessun controllo dal resto del mondo. Chi non lo fa è complice, non mi interessa se qualcuno mi denuncia, io pretendo che il Presidente della Repubblica difenda i confini, il lavoro, il futuro e la sicurezza dei cittadini italiani”. Con queste parole dure il leader della Lega nord, Matteo Salvini, ha concluso un’intervista su Rai uno, ritornando sullo scontro avuto con il Capo dello Stato. Sergio Mattarella, in occasione di Vinitaly, aveva parlato di apertura dei confini, lasciando in molti il dubbio che si riferisse ai migranti, piuttosto che al vino.
Per il numero uno del carroccio, che ha fatto della difesa del made in italy e della lotta all’immigrazione due cavalli di battaglia del (nuovo) corso della Lega, tuttavia, la musica non cambia. La preoccupazione, per farla breve – lo aveva ribadito con forza in occasione di un’intervista concessa a Maurizio Belpietro a “Mattino cinque” – è una sola, ovvero la difesa dei confini, come avviene anche nel resto del mondo, “sia che riguardi i clandestini – è un’invasione di cui siamo vittime – sia che riguardi l’ingresso quotidiano di tonnellate e tonnellate di schifezze che arrivano dall’altra parte del mondo – riso, pesce, carne, latte, arance, pomodori, che arrivano via terra e via mare – e finiscono sulle tavole degli italiani, sugli scaffali dei supermercati, mandando al disastro il lavoro di migliaia di nostri agricoltori, pescatori e allevatori”.
Poi, l’affondo sul Capo dello Stato e l’invito a “occuparsi della sua gente”. “Questo non è un presidente in cui mi riconosco”, ha tuonato l’europarlamentare lombardo che ha aggiunto di non essersi pentito dell’accusa di complicità rivolta a quella “politica che è lontana dalla vita quotidiana di tutti i giorni”. “Se devo essere processato per difendere gli interessi degli italiani, allora processatemi anche domani mattina”.