Fra promesse di estensione degli 80 euro mensili ai pensionati da parte di un governo in affanno e che non sa come riuscire a “sbarcare il lunario”, promesse di “mancette” con vari scopi etc etc etc vi è la “nuda e cruda” realtà dei fatti. Gli importi delle pensioni non aumentano più. Archiviati automatismi che non avevano ragione di restare in vita, il calcolo contributivo non premia gli assegni di chi si ritira dal lavoro. L’aumento medio negli ultimi cinque anni è di 53,1 euro al mese, ha calcolato ieri l’agenzia stampa Adnkronos sulla base di dati Inps. L’importo medio annuo delle pensioni è passato da 10.093 euro del primo gennaio 2012 a 10.784 euro delle ultime rilevazioni. Si salvano le pensioni di vecchiaia, che sono passate da 13.436 euro a 14.507 euro. L’incremento medio mensile è stato di 82,4 euro al mese. Bene le invalidità previdenziali, con aumenti medi di 60,4 euro mensili. Ritornando alle promesse di prima, nel Def non c’è traccia di questa misura, mentre c’è un accenno alla introduzione della flessibilità in uscita, ma compatibilmente con i conti pubblici e comunque come scelta individuale. In altre parole pensione in anticipo in cambio di tagli sostanziosi all’assegno. La previdenza targata Renzi, se queste sono le premesse, sarà quindi ancora più povera, per la gioia di chi ha lavorato per una vita.