Gli studenti del Panella al lavoro per il riuso dell’ex Bowling di Campolo
Beni confiscati, imprenditorialità etica e comunicazione sociale, un mix vincente che può trasformare le negatività di Reggio Calabria in una realtà positiva e concreta. Parte il progetto Reggio perBENE, un ciclo di incontri e laboratori con gli studenti promosso dall’Arci provinciale di Reggio Calabria in collaborazione con la Camera di Commercio di Reggio Calabria e l’ITI “Panella Vallauri”, nell’ambito delle iniziative della “Rete per la legalità” lanciata dall’Ente camerale. Il progetto coinvolge due classi dell’Istituto guidato dal dirigente scolastico Anna Nucera. Durante tutto il mese di aprile, i ragazzi degli indirizzi “meccanica e meccatronica” e “grafica e comunicazione” saranno coinvolti direttamente nelle attività di riuso e riqualificazione dell’ex Bowling di via Cuzzocrea – uno dei tanti immobili confiscati a Gioacchino Campolo, il famigerato “re dei videopoker” in odore di ‘ndrangheta – che si trova a pochi metri dalla scuola ed è gestito proprio dall’Arci. Un luogo che ha rappresentato per anni un modello culturale negativo, alimentando la dispersione scolastica e le ludopatie, diventa così un’occasione di educazione e di impegno sociale. Il primo dei due seminari in programma, che si terrà venerdì 1 aprile a partire dalle 11 nella biblioteca della scuola, sarà dedicato ad approfondire il tema dei beni confiscati messo in relazione al tema dell’imprenditorialità etica. Una chiave di lettura importante che potrà favorire il rilancio di un ambito dalle potenzialità enormi, poco comprese e poco sfruttate. Tra gli altri, relazionerà l’imprenditore no racket Tiberio Bentivoglio, un esempio luminoso di come si possa avviare un’azienda pulita in un bene confiscato. “Reggio è una città che non dà lavoro ai giovani – dichiara Davide Grilletto, presidente dell’Arci provinciale di Reggio Calabria – in cui l’economia è nelle mani della ‘ndrangheta. Da queste negatività possiamo e dobbiamo cogliere una positiva e concreta opportunità: quella dei beni confiscati. Imparare a costruire impresa in chiave etica e a saper comunicare in maniera efficace i risultati dell’antimafia sociale, creare lavoro sfruttando gli immobili tolti alle cosche, è questa una strada che porta lontano, e che vogliamo provare a percorrere fino in fondo”.