In data odierna, la Polizia Cantonale Svizzera, su ordine del locale Ufficio Federale di Giustizia, ha arrestato 12 presunti appartenenti alla ‘ndrangheta, accusati di associazione di tipo mafioso. Si tratta, in particolare, di soggetti già destinatari di decreto di fermo di indiziato emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di 18 affiliati alla ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione c.d. “Helvetia” condotta Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, di cui già 2 catturati dagli stessi Carabinieri il 22 agosto 2014. Tutti gli indagati sono tutti ritenuti componenti dell’articolazione territoriale denominata “Società di Frauenfeld (Svizzera)” – dipendente dal “Crimine di Polsi” con collegamenti alla “Società di Rosarno” ed alla “Locale di Fabrizia (VV)” – responsabili di associazione di tipo mafioso, aggravata dalla transnazionalità in quanto commesso in Italia e Svizzera da un gruppo criminale organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno stato. Le indagini, avviate dai Carabinieri di Reggio Calabria nel gennaio del 2012, hanno consentito di confermare l’esistenza e l’operatività – già dagli anni settanta – della “Locale” di Frauenfeld, alla cui testa vi è N.A., e di individuarne gli associati, i ruoli e le cariche e soprattutto di verificarne la dipendenza al “Crimine” calabrese, per il tramite di P.G.A. , la cui figura era stata riconosciuta sia in Calabria, ove era “accreditato” presso il “Crimine” sia all’estero, in Germania e in Svizzera. Significativa della funzione baricentrica di P. erano poi i contatti pregressi, già registrati durante l’attività d’indagine cd “Il Crimine” dalle quali emergeva il ruolo apicale del citato P. e la sua influenza nella risoluzione delle controversie criminali, anche internazionali; proprio P. G. A. si rivelava personaggio cui N.A. doveva far riferimento per ottenere l’autorizzazione ad estendere il dominio territoriale oltre che in Svizzera anche in altre località tra cui Singen – comune tedesco del Baden – Wuttemberg. P., nel luglio 2013 è stato condannato alla pena di anni tredici di reclusione poiché ritenuto colpevole del delitto di associazione di tipo mafioso proprio a seguito dell’operazione “Il Crimine” venendo valutate a suo carico innanzitutto la posizione direttiva rivestita in seno all’organizzazione, la sua frequentazione con O.D. con il quale si intratteneva durante il summit di Polsi nonché il ruolo ricoperto in seno alla compagine di appartenenza che lo rendeva – come detto – diretto referente anche delle locali radicate in Germania. N.A. il 23 ottobre 2015 è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria alla pena di 14 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso, mentre la pena comminata a R.A. è di 12 anni di reclusione. L’analisi complessiva delle risultanze investigative ha consentito per la prima volta in assoluto, di apprendere dettagli e caratteristiche del contesto criminale elvetico con riguardo alla struttura di ‘ndrangheta in quel territorio. Il dato essenziale appurato – sino ad ora inedito – riguarda la piena operatività da circa 40 anni dell’articolazione di ‘ndrangheta insediata in territorio elvetico ed in particolare nella città svizzera di Frauenfeld (“… la nostra società è formata da 40 anni …”) con la piena e diretta rispondenza alla terra d’origine degli affiliati (“… Gli ho detto…gli ho detto che il “locale” è da 40 anni che “risponde” a Fabrizia …”). Le investigazioni dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria si sono avvalse del contributo dell’Ufficio Federale di Polizia della Confederazione Svizzera, in relazione alle attività svolte in territorio elvetico, per l’utilizzo delle quali, il 17.04.2013, veniva siglato a Milano, presso gli uffici del Comando Provinciale Carabinieri, un “accordo su indagini collegate tra il Ministero Pubblico della Confederazione Svizzera – Divisione Protezione dello Stato – Reati Speciali e Criminalità Organizzata e la Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria”. In ordine agli odierni provvedimenti restrittivi eseguiti in Svizzera, L’UFG ha ordinato gli arresti sulla base delle richieste d’estradizione presentate dalle autorità italiane, da cui risulta che gli indagati, domiciliati in maggioranza nel Canton Turgovia, siano indiziati di appartenere alla “locale” di Frauenfeld della ‘ndrangheta. Sulla scorta delle risultanze investigative assunte, l’UFG è giunto alla conclusione che i fatti esposti nelle richieste siano punibili a priori anche in Svizzera secondo l’articolo 260ter CP (organizzazione criminale) e che quindi è adempiuta la condizione d’estradizione della doppia punibilità. Per quanto riguarda la procedura di estradizione, in linea di massima, il procedimento del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) per lo stesso reato avrebbe la precedenza riFrauenfeldspetto ad un’estradizione. Tuttavia la legge sull’assistenza internazionale in materia penale consente – tra l’altro per motivi di economia processuale – di derogare a tale regola e di autorizzare l’estradizione in determinati casi. I reati perseguiti in Svizzera si sono rivelati rientrare nel quadro di indagini più ampie condotte dalle autorità italiane. Anche in ragione delle due richiamate condanne comminate a carico di N. ed A., il MPC ha pertanto invitato l’UFG a privilegiare l’estradizione. Oggi stesso, su ordine dell’UFG, le autorità svizzere sentiranno le persone arrestate per conoscerne il parere in merito alle richieste d’estradizione. Il consenso all’estradizione immediata comporterà la procedura semplificata: l’UFG potrà autorizzare senza indugio l’estradizione all’Italia e disporne l’esecuzione. Se invece l’interessato si dovesse opporre all’estradizione, l’UFG deciderà in merito, fondandosi sulla richiesta italiana e il parere dell’estradando. Contro la decisione di estradizione dell’UFG è possibile ricorrere al Tribunale penale federale, la cui decisione è impugnabile dinanzi al Tribunale federale soltanto in casi particolari – segnatamente se sussistono indizi di gravi vizi procedurali all’estero. Oltre agli arrestati sono stati convocati per un interrogatorio altri due indagati. Essendo questi ultimi naturalizzati, non è stato possibile arrestarli in attesa di estradizione. In quanto cittadini svizzeri non possono infatti essere estradati in Italia senza il loro consenso.
Gli arrestati sono:
- C.R.A,
- D.G.,
- D.N.S.
- G.A.S.
- I.S.
- L.C.
- L.F.
- M.C.
- M.R.
- N.B.
- N.G.
- R.A.
Sempre questa mattina, investigatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Torino e Verbania, coadiuvati dal Servizio per la Cooperazione Internazionale, hanno operato in territorio elvetico, procedendo alla localizzazione e cattura di N.A., e N.F., di anni 34, ritenuti esponenti di vertice della omonima cosca di Condofuri (RC), latitanti dal 2013 ed indagati per associazione mafiosa, riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, poi condannati in primo grado all’esito del giudizio abbreviato per il reato di associazione per delinquere ex art. 416bis c.p.. Nel corso dell’operazione, condotta insieme agli organismi della Polizia Federale svizzera e a quella cantonale dell’Oberwallis (Canton Vallese), sono state effettuate anche diverse perquisizioni nelle località elvetiche di Visp, Stalden e Saas-Grund, presso immobili riferibili al sodalizio indagato ovvero ai presunti favoreggiatori dei latitanti. L’inchiesta – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – è stata condotta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta reggina nell’Alto Piemonte, con ramificazioni in territorio svizzero. In tale contesto, è stata accertata la presenza dei latitanti in argomento, appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, operante nel Canton Vallese della Confederazione elvetica. La presenza dei N. in Svizzera è stata riscontrata grazie ad attività investigative congiunte, sviluppate nell’ambito di attività rogatoriali promosse dall’autorità giudiziaria reggina, d’intesa con la Procura Federale e il Ministero della Giustizia elvetico.
comunicato stampa – Carabinieri Reggio Calabria