Reggio, le donne di Azione nella memoria delle donne

mimosaLa giornata dedicata alla donna impone di riflettere sul senso da attribuire a tale ricorrenza, magari volgendo lo sguardo verso il passato alla ricerca dell’identità femminile che ha dato segnali forti alla nostra terra, al nostro essere donne del sud. Così un gruppo di amiche di Reggio Futura, davanti ad un the, inizia a ricordare, e tra una memoria e l’altra accendendo il tablet per verificare date, eventi, fatti che fanno tornare viva l’azione di quelle donne calabresi che hanno lasciato il segno nel corso del ‘900. Il passaggio di quelle donne ha lasciato una traccia indelebile, ha cambiato la storia, ha determinato un cambiamento, anche se poco riconosciuto. Questo è diventato il senso dell’8 marzo per il gruppo di amiche, dare il giusto valore e il dovuto riconoscimento a quelle donne calabresi “dimenticate”, forse mai conosciute. Vengono alla luce donne molto diverse, che si sono distinte in settori diversi. Donne con tanto in comune, oltre all’essere calabresi, a combattere per un cambiamento che sarebbe arrivato, anche grazie alla loro azione. Le amiche decidono di raccontarle attraverso poche battute, in modo che tutti ricordino in questa giornata che essere donna è un ruolo importante e di grande responsabilità. Avrebbero potuto essere molte di più, ma condizionate da ragioni di sintesi hanno dovuto effettuare una selezione, la scelta ha comportato esclusioni difficili, rinunce che hanno accettato con rammarico.

Le donne della memoria sono: Virginia Cundari, Carmela Travia, Rosetta ZoccalI, Brigida Postorino, Gianna Maria Canale, Giuditta Levato.

Virginia Cundari (sindaco)

Virginia CundariUna grande figura femminile è Virginia Cundari, il primo Sindaco donna dell’Italia Meridionale, eletta subito dopo la seconda guerra mondiale. Vedova, madre di due figli, amministrò il proprio paese, San Sostene, per ben 15 anni combattendo strenuamente contro le persecuzioni del suo tempo. In un epoca in cui erano forti i pregiudizi verso le donne, colei che i concittadini amavano chiamare “la mamma del popolo” riuscì con grinta a conciliare l’attività di madre, di maestra e di amministratore. Amministrò con zelo, impegnandosi a fondo nel sociale. Curò l’eliminazione dei tributi u hocatu per quattrocento famiglie in difficoltà, seguì la realizzazione di scuole e strade, soprattutto lottò contro la piaga dell’analfabetismo, sostenendo per i lavoratori la scuola pomeridiana. Sostenne la libertà di scegliere il proprio uomo e la dignità di restare nubile. Intervenne in modo diretto e consapevole contro la monarchia ed a favore della Repubblica.  La Cundari, destinataria di articoli e riconoscimenti nazionali, è viva nel ricordo dei Sansonesi e di tutti coloro che avendone conosciuto “l’arte del suo governo” non possono che apprezzare ancora oggi la modernità del suo operato. Con il suo lavoro e la sua personalità aprì una nuova era e la Calabria tutta le è debitrice. La sua vita, la sua esperienza ci insegnano che un destino femminile può conciliare egregiamente con la politica così come la cultura maschile l’ha costruita.

Carmela Travia (imprenditrice)

Carmela TraviaNata a Laureana di Borrello nel 1898, a 20 anni si trasferì a Reggio Calabria dopo aver sposato l’imprenditore reggino Travia, proprietario della “Fabbrica delle Botti” sita in via del Torrione. Aveva circa 40 anni quando, rimasta vedova con 5 figli, decise di prendere le redini della Fabbrica. Fino a quel momento aveva fatto solo la mamma e la moglie, ma la morte prematura del marito aveva lasciato nello sgomento gli operai che si sarebbero trovati senza lavoro. Così Carmela si rimboccò le maniche e si sostituì al marito nel duro lavoro di gestione amministrativa dell’impresa. Donna dinamica ed emancipata, nel 1952, accettò di ospitare dentro la sua fabbrica, il set per girare alcune scene del film Il brigante di Tacca del Lupo diretto da Pietro Germi, interpretato da Amedeo Nazzari e Cosetta Greco. Il film fu presentato alla 13° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Rosetta Zoccali (politica)

Rosetta ZoccaliEra Luglio del 1970, erano gli anni delle contestazioni giovanili in tutta Europa, a Reggio Calabria si avvertiva che, ancora una volta, il nemico era alle porte col sostegno di qualcuno all’interno delle mura. Il nemico era il governo, la politica, che stava togliendo a Reggio il titolo di capoluogo della Calabria. Il titolo non è un “pennacchio” come fu detto da più parti, ma il riconoscimento di un ruolo di guida e il suo spostamento determinerà in futuro lo svuotamento di tutti gli uffici a rilevanza regionale (lo si vedrà negli anni a seguire quanto questo era inesorabilmente vero). Il sindaco Piero Battaglia, chiamò tutti i cittadini in piazza per aggiornarli con il “Rapporto alla città su quanto stava accadendo nelle stanze romane del potere. Iniziò una protesta che si ripetè nei giorni successivi e dilagò per la città finché dopo una carica della polizia un uomo venne ucciso, era il 15 luglio 1970. La morte di Bruno Labate fu la miccia che fece esplodere la rivolta popolare. Era la rivolta del popolo reggino che il governo voleva stroncare con i sistemi più duri. Nacquero il Comitato unitario per Reggio, formato da professionisti, ed il Comitato d’Azione per Reggio capoluogo, con più rappresentanze popolari. Nacque, poi, il Comitato Femminile pro Reggio”, le donne di Reggio volevano essere al fianco dei loro uomini nella richiesta di una giustizia negata a colpi di manganello.  Il Comitato Femminile riunì donne di varie estrazioni sociali, professoresse, impiegate, casalinghe, popolane. Nel direttivo del Comitato Femminile c’era tra le altre Rosetta Zoccali, lei era la vera anima del Comitato, dirigente del M.S.I. con un passato nella R.S.I., una donna che aveva vissuto gli anni tremendi della guerra civile. Rosetta con la sua passione, i suoi ideali, la sua forza ha donato un contributo determinante alla città durante i moti, con l’orgoglio e la caparbietà propri delle donne del Sud. A lei siamo grate per aver reso le donne protagoniste nel momento storico forse più importante per la nostra città.

Brigida Postorino (suora)

Brigida PostorinoNella Calabria poverissima di fine Ottocento, una giovane benestante di Catona, Brigida Postorino divenuta suora, fondò l’ordine religioso delle Immacolatine. Una congregazione di religiose che curava la formazione delle ragazze di media e bassa classe sociale, unendo ai rudimenti scolastici le basi di una educazione cristiana. Madre Postorino credeva fermamente che per lo sviluppo ed il progresso della Chiesa e della società fosse necessario puntare sulla gioventù, in particolare sull’istruzione e la formazione delle giovani donne, il più delle volte sacrificate dalle famiglie a favore dei figli maschi. Idea tanto innovativa quanto in contrasto con un epoca in cui le donne del Mezzogiorno erano destinate ad un ruolo marginale, per lo più domestico. Dopo il riconoscimento dell’Istituto da parte della Chiesa, le Figlie di Maria Immacolata iniziarono ad espandersi in Italia e all’estero, aprendo scuole e strutture in grado di garantire una risposta ai vari bisogni della collettività, guardando soprattutto all’istruzione e la formazione dei figli dei tanti emigrati che lasciarono il Sud in cerca di lavoro e di opportunità. Dal 1985 è pendente la causa di beatificazione di Suor Brigida poiché rappresenta un esempio di vocazione a servizio delle giovani cristiane. Vissuta nella difficile realtà sociale di quei tempi, per tutta la vita si dedicò a trasmettere il messaggio secondo cui non si può crescere se non attraverso l’istruzione.

Gianna Maria Canale (attrice cinematografica)

Gianna Maria CanaleNell’estate del 1947 era una segretaria d’azienda ma, dopo essere stata eletta Miss Calabria, si classificò seconda al concorso di Miss Italia vinto da Lucia Bosè. Questo evento segnò l’inizio della sua carriera. La prima esperienza fu nel film operistico Rigoletto del 1946 di Carmine Gallone nel quale era soltanto una comparsa. La Canale, non adeguatamente valorizzata dai ruoli di contorno che otteneva, dovette attendere il regista Riccardo Freda che le offrì una parte di spicco, quello della baronessa Lehmann, nel suo Il cavaliere misterioso del 1948. Fu subito un grande successo, con copertine sulle riviste più popolari. Con Freda, che perse la testa per lei e per lei abbandonò la moglie, iniziò un intenso rapporto, dentro e fuori dal set. I due si trasferirirono in Brasile dove girarono GuaranyO Cacula do Barulho. Tornati in Italia fu impegnata ne Il conte Ugolino (1949) in cui diede sfoggio del suo temperamento drammatico. Dello stesso anno è Totò Le Mokò, al fianco del grande Totò, col quale nel 1955 girò anche Il coraggio. Nel 1951 invitata a girare un film a Hollywood, comparve sulla copertina di “Life magazine”. Dalla metà degli anni 50 fu la regina del genere “peplum” recitando in film di grande successo: Le schiave di Cartagine, Le fatiche di Ercole e La rivolta dei gladiatori. Interpretò la baronessa Du Grand ne I vampiri, ultimo lavoro diretto per lei da Riccardo Freda. Rotto il rapporto col regista, Gianna Maria Canale fino al 1964 interpretò altre pellicole, poi abbandonò il mondo dello spettacolo. A seguito di un grave incidente stradale rimase temporaneamente sfigurata da una paresi facciale, ma il suo pubblico non la vide mai deturpata: si ritirò nell’isola che ha sempre amato, Giannutri, non apparendo più nè televisione né in fotografie. Per quattro decenni evitò le luci della ribalta. Con l’avanzare dell’età l’ex attrice si trasferì a Sutri dove morì il 13 febbraio 2009 a 81 anni, lasciando il ricordo di una bellezza calabrese quasi intatta.

Giuditta Levato (contadina)

Giuditta LevatoLa giovane Giuditta Levato fu la prima vittima della riforma agraria in Calabria. Erano gli anni in cui finita la guerra i movimenti rivendicativi dei contadini lottavano perché venisse applicata la legge Gullo che prevedeva l’assegnazione a cooperative di contadini di parte di terre del latifondo perché le coltivassero. Questa donna, scelse di intervenire con passione, in modo diretto e consapevole, sugli eventi del proprio tempo. Sentiva forte l’esigenza di cambiare sistema economico e politico, di avere nuove leggi, di costruire un nuovo costume morale. Così mise il destino a servizio della causa, scelse di lottare in prima linea contro quel padrone che negava le terre. Con il suo coraggio seppe attrarre accanto a sé, con il suo potere di donna e madre, tanti uomini, contadini, lavoratori disperati, ma durante uno scontro perse la vita. Il suo sacrificio riassume in sé i sogni e le aspettative di una intera generazione. Ciò che questa donna fu capace di fare in condizioni di povertà personale, in un contesto di instabilità politica, di persecuzioni, di guerre ed epidemie, in un momento storico in cui l’aspettativa di vita media non superava i 50 anni, faccia acquisire consapevolezza di quanto sia ampio il margine di azione per cambiare la condizione di coloro che, donne e uomini, oggi, a gran voce reclamano un lavoro quale imprescindibile presupposto di libertà.

Reggio CalabriaL’augurio che le donne di Reggio Futura formulano in questa ricorrenza è creare tutti insieme una società nella quale la donna concorra a delineare a pieno titolo e con intelligenza, la sagacia e l’intuito che le sono propri, il percorso dell’impegno civile, culturale, sociale e politico per rendere ciascuna nel proprio ambito, un necessario quanto prezioso servizio all’intera collettività, traendo forza ed ispirazione dall’eroiche vite di chi ci ha preceduto.

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