Domenica 17 gennaio è avvenuto in modo regolare il lancio del Falcon9 dalla Vandenberg Air Force Base in California. Perfettamente riuscita anche l’immissione in orbita bassa del suo payload, il satellite oceanografico Jason-3 per conto di NASA e NOAA ( National Oceanic and Atmospheric Administration). Ma l’atterraggio controllato del primo stadio del razzo sulla drone ship Just Read The Instructions (il primo tentativo nell’aprile dello scorso anno era fallito) non è avvenuto nel modo sperato; praticamente è avvenuto un soft landing sulla piattaforma robotizzata ma il primo stadio del vettore si è ribaltato esplodendo subito dopo. Sembra che la causa sia nel malfunzionamento del meccanismo di blocco di una delle quattro gambe di sostegno che avrebbe dovuto reggere verticalmente il razzo al momento dell’atterraggio a causa della formazione di ghiaccio dovuta dalla condensazione della pesante nebbia al momento del lift-off. Il CEO di SpaceX, Elon Musk, che su Instagram ha pubblicato il video del tentato atterraggio, comunque è ottimistista per il prossimo test, per il quale ancora non c’è data, e guarda già al lancio che è in programma per il 6 Febbraio con il nuovo Falcon 9 v1.1 potenziato. Il responsabile dell’Unità Lanciatori dell’Agenzia Spaziale Italiana, Alessandro Gabrielli, spiega che “Space X non avrà alcun problema a venire a capo dell’inconveniente anche perché le altre gambe hanno funzionato perfettamente e le opportunità di lancio, da qui a fine anno, non mancano. La questione però è un’altra e sta tutta nel valutare l’effettiva convenienza in termini puramente economici di questo programma”. Poi aggiunge che il punto è che “da un lato le verifiche tecniche sugli stadi riutilizzabili, indispensabili per assicurare affidabilità ai lanci, hanno un costo; e dall’altro, il mercato potrebbe rispondere chiedendo prezzi più bassi, anche di molto, rispetto a lanci effettuati con vettori ‘tardizionali’ senza componenti riutilizzate”. (Fonte asi.it)