L’odierna Leopolda nasce e si svolge tra mille contraddizioni, Matteo Renzi che è Primo Ministro ed al contempo (di fatto) segretario del Partito, invita a raccolta un PD sempre più disunito e con diverse anime ben distanti, seppur in minoranza dalla vecchia sinistra che era abituato a rappresentare.
Il modo di fare, di proporsi e gli obiettivi che Renzi continua a indicare sono distanti dall’area radicale del Partito di Sinistra che infatti lo contesta aspramente. Forse per la prima volta il premier italiano, mai eletto dai cittadini, inizia a dimostrare una certa intolleranza nei confronti della stampa che ne critica l’operato, seppur forse in maniera troppo faziosa.
Certo quello che è dagli avversari è stato chiamato “caso Boschi”, non ha fatto di certo bene al consenso ed alla fiducia che gli elettori riponevano nella figura di “Matteo”, (in questi pare sia ai suoi minimi storici). Anche Saviano, spesso utilizzato ad icona di legalità dalla sinistra si è schierato in maniera molto critica contro Maria Elena Boschi, chiedendone le dimissioni.
Ma il vecchio apparato di Partito la difende per voce dell’ex-segretario Pierluigi Bersani. Insomma si è aperto all’interno del PD un duro confronto e gli anti-renziani rimpinguano le fila grazie sia agli accadimenti che all’operato del governo Renzi che tutto sembra tranne che essere di SINISTRA. Gli argomenti trattati sono troppo trasversali, le iconografie utilizzate sono lontane da quelle espresse dalla sinistra italiana, sembra di rivedere la Democrazia Cristiana, capace di comandare in Italia per circa 40 anni, riuscendo a tenere tutti buoni sulla base di un trasversalismo parallelo agli interessi comuni delle parti che via via si incontra o scontrano. Il PD, agglomerato di partiti sinistroidi con diverse anime e sensibilità, alla luce di ciò potrebbe essere arrivato al capolinea, così come avvenne per il contenitore di centrodestra PDL, esploso già qualche anno prima.
Fabrizio Pace
