“Tagliare gli sprechi e reinvestire in salute: il nostro impegno con i cittadini per la buona sanità”. È questa la scritta che spicca, in alto, sul sito del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che, in un’intervista concessa oggi a ilsole24ore, ha affermato che “il 2016 può essere l’anno della svolta, un anno strategico”. È pur vero che dichiarazioni di questo genere vengono ripetute, di volta in volta, ogni anno, ma in questa circostanza il ministro in quota ncd ha voluto sottolineare come, dopo i “tagli lineari nel pieno della grande crisi con la Salute sotto il Mef”, dal 2013 la tendenza è cambiata” e “il ministero della Salute con la conferenza delle regioni ha ripreso le redini della politica sanitaria e i finanziamenti sono tornati a crescere”.
La questione essenziale, tuttavia, non consisterebbe tanto nell’entità dei finanziamenti quanto piuttosto nel loro utilizzo. Un problema, quindi, che riguarderebbe la qualità e non la quantità, considerato inoltre che nella manovra finanziaria di cui si sta discutendo in Parlamento, “viene stabilito tra l’altro che i risparmi realizzati resteranno dentro il Ssn, per reinvestirli in salute e riutilizzarli nel sistema”. Insomma, un vero e proprio quadro (quasi) idilliaco, quello dipinto dall’esponente del Nuovo centrodestra, che, tanto per cominciare, consentirebbe di “fare i nuovi Lea”, dopo ben 14 anni di attesa, con 840 mln in più e con la prospettiva di aggiornarli ogni anno, “calando sul campo le nuove scoperte per una appropriatezza che porti le cure più efficaci ai cittadini”.
La vera sfida, pertanto, consisterà nel “gestire al meglio ciò che si ha, individuare le priorità e realizzarle con una programmazione pluriennale”, attraverso “una road map di interventi, di priorità e di misurazione dell’efficacia delle misure messe in campo per i prossimi dieci anni”.
Non mancano i problemi, primi fra tutti i piani di rientro per gli “ospedali-azienda” in rosso, che hanno generato uno spreco di 950 mln nel 2014, rispetto ai quali è previsto un periodo di tre anni per mettersi in regola e la possibilità di rimozione dei direttori generali sui quali graveranno massime responsabilità. In quest’ottica, soprattutto rispetto all’immediato futuro, anche ai fini di un “riequilibrio del sistema” dopo “le storture del federalismo” e “il pasticcio delle materie concorrenti”, la soluzione più efficace, secondo il ministro, consisterebbe nell’attuazione del “Patto per la salute” che dovrebbe creare un sottile filo di fiducia tra il ministero della Salute e le Regioni, nel momento in cui saranno questi due enti a fare la politica sanitaria e non più il Mef.