Abbiamo aspettato qualche settimana dalla conclusione della vergognosa vicenda del comune di Roma nella speranza di ascoltare il pensiero di qualche illuminato rappresentante del popolo calabrese. L’attesa è stata vana ed estenuante. Nemmeno la stagione estiva, il ritorno al mare, la festa della Madonna hanno sortito l’effetto sperato: i parlamentari eletti in Calabria, eccetto qualche rarissima eccezione, non sono intervenuti sulla vicenda mafia Capitale, per stigmatizzare l’ennesima ingiustizia perpetrata ai danni della nostra comunità da uno Stato che nei confronti di Reggio ha assunto sempre comportamenti da canaglia: per il capoluogo così come per lo scioglimento del Comune.Eppure sarebbero dovuti insorgere all’unanimità per evidenziare il doppio pesismo dell’azione politica del governo. Prendiamo atto, con rammarico, del silenzio sconcertante di quel manipolo di nominati, frutto di una legge elettorale che penalizza il territorio, premia i “raccomandati di partito”, e ha distrutto il principio della sovranità popolare su cui si fonda la nostra Costituzione. Non un accenno, da parte di quell’armata brancaleone, di cui fanno parte componenti della commissione antimafia, ex magistrati, principi del foro, contornati da quel manipolo di personaggi in cerca d’autore tutti intenti solo a salvaguardare le proprie terga sulle poltrone. Non una parola su una vicenda, che non riguarda una sola parte politica, ma un’intera comunità e che, soprattutto, attiene a principi di giustizia ed equità. Non un intervento da parte di quel Ministro diventato ormai “la macchietta” della politica italiana, pronto a trovare la soluzione giusta per Roma e quindi salvaguardare il “padrone” Renzi. Proprio lui, quell’Angelino Alfano che, da ministro sta con i forti e abbandona i deboli, da ministro tutela la Capitale e trascura i territori del Sud, quelli, in teoria di sua origine e che dovrebbe maggiormente proteggere ed aiutare. Il loro silenzio non lascia spazio ad interpretazioni di sorta. Delle due l’una: o condividono lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria e tutti i danni arrecati dallo stesso, e quindi hanno il dovere di dirlo ai reggini e di spiegarne le motivazioni, oppure, stretti dalla paura di essere ricattabili, hanno scelto il silenzio per evitare possibili ricadute sul loro futuro in politica. Una posizione molto ambigua e, se permettete, anche codarda. Qualcuno dovrà risarcire I reggini. Qualcuno dovrà risarcire Reggio Calabria.
Il Presidente – Enzo Vacalebre