Continua incessantemente la crisi migratoria nei Balcani e l’Europa continua a dividersi sulla gestione dei flussi. L’Ungheria – il Paese che in un certo senso guida i “Paese non allineati” al pensiero unico europeo – non intende cedere nulla su una questione così importante, tanto è vero che la tesi di completare il muro con la Serbia e di rafforzare sicurezza e controlli alle frontiere, si sta tramutando in realtà. E, come se non bastasse, il premier ungherese, Viktor Orban, che nei giorni scorsi ha denunciato lo stato di abbandono dell’Ungheria, ha dato ordine di completare la costruzione del muro anche nei confronti della Croazia, richiamando al contempo i riservisti per gestire al meglio una situazione che rischia di esplodere drammaticamente da un momento all’altro.
Proprio i rapporti con la Croazia, come anche quelli con la Serbia, sono stati (e continuano a essere) al centro di polemiche, contestazioni e tensioni diplomatiche, con il Paese guidato dal socialdemocratico Zoran Milanović che ha cambiato posizione più volte nel corso delle ultime ore, passando dalla chiusura della frontiera all’apertura di un valico per consentire ai migranti di raggiungere il nord Europa proprio attraverso l’Ungheria che, a sua volta, ha denunciato l’atteggiamento di deresponsabilizzazione di Zagabria, sino alla chiusura di sette degli otto valichi di frontiera con la Serbia. Si stanno intensificando, intanto, gli scontri tra forze dell’ordine e immigrati, determinando inevitabili conseguenze sia sul fronte dell’ordine pubblico che su quello della normale vita sociale e lavorativa.
Insomma, se la “rotta mediterranea” continua a essere battuta incessantemente a cause delle partenze dalle coste libiche, nelle ultime settimane la cosiddetta “rotta balcanica” sta vivendo un drastico processo di accelerazione dei flussi migratori e destabilizzazione dell’intera regione. Gli immigrati che, attraverso la Turchia e la Grecia, raggiungono le frontiere di Bosnia, Croazia e Slovenia sono decine e decine di migliaia, tanto è vero che, secondo l’Ocse, il numero di rifugiati è più alto di quello che ha caratterizzato la Seconda guerra mondiale.