“Elio Vittorini e il Politecnico” è il tema dell’incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà martedì 22 settembre alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento del Prfo. Antonino Romeo nel 70° anniversario della rivista di politica e cultura fondata dallo scrittore Elio Vittorini, il cui primo numero venne pubblicato a Milano il 29 settembre del 1945. La rivista visse i primi anni intensi della ricostruzione democratica della Nazione e la sua breve esperienza si concluse nel dicembre del 1947 dopo appena 39 numeri. Elio Vittorini (nato a Siracusa nel 1908, morto a Milano nel 1966), scrittore e traduttore, non a caso scelse come titolo del giornale quello della celebre rivista fondata a Milano nel 1839 da Carlo Cattaneo che, erede della tradizione dell’Illuminismo lombardo, volle fare un giornale che si riprometteva di “appianare ai nostri concitadini con una raccolta periodica la più pronta cognizione di quella parte di vero che dalle ardue regioni della Scienza può facilmente condursi a fecondare il campo della Pratica, e crescere sussidio e conforto alla prosperità comune ed alla convivenza civile”. Su tale linea si mosse Vittorini realizzando un giornale lontano dalle accademie, pragmatico e anche divulgativo, di una divulgazione che non cedesse però alle lusinghe del “popolare” a tutti i costi. Si trattava di un programma difficile da realizzare nell’Italia dell’immediato dopoguerra dove si contrapponevano ormai l’ideologia comunista e l’integralismo cattolico di Papa Pio XII ma Vittorini nel biennio del “Il Politecnico” riuscì a coinvolgere studiosi e intellettuali del peso di Franco Calamandrei, Franco Fortini, Vito Pandolfi e poi ancora Alfonso Gatto, Carlo Bo, Nelo Risi. In esso si succedevano articoli di filosofia, critica d’arte, storia, economia. C’era spazio per la poesia e la narrativa, per le inchieste, alcune delle quali riguardarono la Fiat e la Montecatini, per servizi su eventi piccoli a grandi del passato e dell’attualità. Una rivista dunque che nel rifarsi idealmente al Politenico di Cattaneo e ai sottesi ideali di quello aveva, come modello da realizzare, un giornale moderno, aperto alle istanze democratiche e popolare, che fornisse strumenti e spunti di analisi nel momento stesso in cui si ponevano le fondamenta di una nuova Italia.