Il forte terremoto avvenuto alle ore 22.54 UTC del 16 settembre lungo la zona costiera del Cile, magnitudo 8.2, è stato causato dallo scorrimento di circa 5 metri di una faglia lunga 240 km e larga 90 km. I ricercatori del Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV hanno ricostruito la propagazione delle onde di maremoto attraverso l’Oceano Pacifico, utilizzando questo modello di faglia semplificato. Nella figura sotto sono mostrate le altezze massime e i tempi di propagazione delle onde nel Pacifico.econdo l’USGS, dopo questo terremoto si sono verificati più di 40 eventi di magnitudo pari o superiore a 4.7, tra i quali 7 hanno avuto magnitudo maggiore di 6.0. Al momento, la replica più forte è stato l’evento di magnitudo 7.0, avvenuto 24 minuti dopo (alle ore 23.18 UTC) il terremoto principale.Il Cile ha una lunga storia di forti terremoti, incluso il terremoto di Maule del 2010 (magnitudo M 8.8) nel Cile centrale, che ha provocato una rottura di una sezione lunga ~400 km del bordo di placca a sud dell’evento odierno. Questa zona di subduzione ha anche avuto il terremoto più forte mai registrato al mondo, il terremoto del 1960 di magnitudo M 9.5 nel Cile meridionale. Negli ultimi cento anni, la regione attorno all’evento di questa notte ha avutoaltri 15 terremoti di magnitudo M maggiore di 7.0, l’ultimo è stato quello del 1 aprile 2014, magnitudo M 8.2, localizzato al largo delle coste settentrionali del Cile. Il terremoto ha generato uno tsunami che ha colpito le coste cilene in 15 minuti e si sta ancora propagando nell’Oceano Pacifico: ha raggiunto la Nuova Zelanda intorno alle ore 14.00 italiane e le Isole Hawai poco dopo le ore 15.00 italiane. Il CAT dell’INGV, attivo in via sperimentale per il monitoraggio del Bacino del Mediterraneo, ricevendo i dati di tutto il mondo ha calcolato i parametri del terremoto del Cile del 16/09/2015 alle ore 22.54 UTC, attraverso il Sistema Early-Est. La prima localizzazione era disponibile dopo circa 6 minuti dal terremoto e già dopo 10 minuti Sistema Early-Est aveva stimato il valore della magnitudo in 8.2. Inoltre, i mareografi e le boe nella regione pacifica sudamericana, i cui dati vengono visualizzati in tempo reale presso il CAT, hanno rilevato onde di tsunami di qualche metro lungo le coste cilene, con un picco di circa 4.5 metri a Coquimbo. Il Sistema Nacional de Alarma de Maremotos (SNAM) ha dato l’allerta 8 minuti dopo il terremoto, l’ha cancellata in alcune regioni dopo 2 ore e 20 minuti e l’ha cancellata totalmente dopo circa 7 ore e 30 minuti (alle 06.19 UTC). Dagli anni ’60 il Cile è dotato di un buon sistema di Early Warning per gli tsunami, notevolmente migliorato negli ultimi anni, dopo che in occasione del terremoto del 2010 (M 8.8) ci furono dei problemi nell’allerta. Il terremoto di oggi conferma ancora una volta come solo una seria prevenzione ci può difendere dai danni dei terremoti. Il Cile, dopo il disastroso terremoto del 1960 di magnitudo 9.5, ha adottato norme per le costruzioni molto rigorose, per le quali tutti gli edifici devono resistere a magnitudo molto elevate. Ha anche introdotto norme per invogliare la popolazione ad adeguare la propria abitazione. Di fatto oggi il Cile ha una vulnerabilità degli edifici molto bassa, ma anche una popolazione educata al terremoto e questo spiega il bassissimo numero di vittime nonostante una magnitudo così elevata (in termini di energia, il terremoto di oggi è stato circa 5000 volte maggiore di quello avvenuto in Emilia Romagna il 20 maggio 2012).
c.s. – INGV