Nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, l’Istat frena ancora una volta i facili ottimismi del governo dem dell’ex sindaco di Firenze. Se, da un lato, Matteo Renzi continua a dichiarare che la priorità consiste nel “salvataggio dei posti di lavoro in tutta Italia”, dall’altro, i primi segnali positivi dal lato della domanda non risultano “rafforzati dalle indicazioni sull’offerta di lavoro”. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, quindi, sebbene in autunno ci dovrebbe essere “una moderata ripresa dei prezzi” – da notare l’uso del condizionale che, evidentemente, lascia ben intendere il non trascurabile livello di incertezza – e sebbene si stia attraversano una fase di ripresa (seppur debole), “le informazioni provenienti dai settori produttivi indicano una intensità più contenuta rispetto al primo trimestre”. Insomma, lo shock tanto atteso non c’è stato, dall’inizio dell’anno non si è (ancora) verificata una ripresa stabile dell’occupazione e, per il momento, anche gli istituti che si occupano di effettuare indagini di mercato mostrano una doverosa cautela nel valutare finanche quei pochi dati positivi finora raccolti.
“La spesa delle famiglie – si legge ancora nel documento del’Istat – ha registrato una pausa dopo 6 trimestri di moderato aumento”. Si è contratta la spesa per consumi in termini reali, nonostante un guadagno del potere d’acquisto (+0,6%), mentre “si è registrato un rialzo della propensione al risparmio, tornata al 9,2%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma ancora lontana dalla media degli anni 2000-2007 (12%)”.