Il 26 giugno si celebra la Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga. Questa giornata è stata indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987 per ricordare l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga. Una occasione, dunque, per uno spazio di riflessione e per chiedersi perché ormai da tempo il tema della tossicodipendenza non riscuote più l’interesse pubblico di un tempo. Perché l’uso delle sostanze è entrato in parte nelle maglie della compatibilità del sistema e perché non c’è un vero interesse nei confronti dei consumatori e dei tossicodipendenti, che vengono considerati principalmente come un problema. Per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza e promuovere stili di vita sani, con particolare attenzione alla popolazione giovanile, sono rimasti ormai solo le comunità terapeutiche, che in Calabria si sono coordinate nel Calabria C.R.E.A.,e i SerD delle ASL che, anche quest’anno , in occasione del 26 giugno, hanno organizzato iniziative di informazione e sensibilizzazione. Aspettiamo, intanto, da molti mesi che il Dipartimento Nazionale Politiche Antridroga batta un colpo e si faccia sentire ,viste e considerate le condizioni di totale stallo e l’azzeramento silenzioso delle politiche nel settore, non dimenticando che lo stesso Dipartimento agisce sotto le direttive della Presidenza del Consiglio. Ma tant’è vanno così le cose in Italia in particolare nel settore delle politiche sociali. Sicchè, in Calabria e a Reggio, non ci resta che contare sul grande senso di responsabilità delle ventuno comunità terapeutiche e sugli sforzi degli operatori pubblici che continuano a prestare la loro azione ai limiti del volontariato a fronte di una spesa sanitaria per il contrasto alle tossicodipendenze sempre ai limiti della sopravvivenza in balia di budget finanziari sempre più ridotti. Inoltre, si rileva inequivocabilmente come vi sia una notevole difformità sul territorio nazionale nel campo dei servizi privati per le dipendenze, non solo nei budget destinati alla cura e riabilitazione, ma anche nell’individuazione dei criteri di riferimento del sistema (accreditamento, autorizzazioni al funzionamento) e della retta giornaliera. E’ indubbio che un primo passo, necessario e non più rinviabile, finalizzato al rispetto del diritto di cura del tossicodipendente, non possa che essere una politica di omogeneizzazione dei diversi sistemi regionali di accreditamento e, conseguentemente, del tariffario giornaliero. Una omogeneizzazione che non deve significare omologazione, ma che deve essere tesa, salvaguardando le specificità positive di ogni regione, a garantire il minimo essenziale su tutto il territorio nazionale. Intanto, tutti coloro che, a vario titolo, si ritrovano con le “mani in pasta” sanno bene che il fenomeno continua ad esserci e a manifestarsi in forma sempre più grave. E, come riprova, forse, dovremmo avere il coraggio di aprire di più gli occhi iniziando a guardare la nostra città, ascoltando con maggiore compartecipazione gli operatori pubblici e privati del settore dipendenze e, ancor di più, i tanti genitori e giovani che il problema lo vivono in prima persona. Gli “spinelli” sono ormai alla portata di tutti e non sorprende più incontrare gruppetti di ragazzi che li usano alla luce del sole; “alzare il gomito” è considerato normale; dedicare gran parte del tempo a chattare e addirittura a giocare d’azzardo da soli o in comitiva, una nuova modalità per cercare consenso e per rincorrere il brivido dell’invincibilità. Anche la scena dello spaccio è completamente mutata: non più le “piazze”, ma appuntamenti in serie via telefonino; non più le figure, ormai superate, delle persone tossicodipendenti spacciatrici, ma giovani stranieri, salariati della vendita al dettaglio se non addirittura cottimisti ad un euro a dose venduta. Il fenomeno del consumo e dell’abuso si è affiancato con forza alle più conosciute dipendenze conclamate. Nello stesso tempo le dipendenze allargano il loro spettro ad oggetti diversi (cibo, gioco d’azzardo, dipendenze telematiche, dipendenze sessuali…). Ed anche su questi terreni , l’offerta, legale ed illegale, svolge il suo ruolo non secondario. Sono le sostanze ‘sconosciute’ usate da oltre 50 mila ragazzi, assieme agli psicofarmaci assunti senza prescrizione medica, soprattutto dalle ragazze, la preoccupante novità del consumo di droghe, che coinvolge circa 700 mila studenti italiani di 15-19 anni. A dirlo è lo studio dei ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr ESPAD®Italia 2014. Cresce ,infatti, il consumo di cannabis, che resta la sostanza psicoattiva più diffusa e per la quale aumentano i consumatori abituali, la cocaina è meno usata e l’eroina è stabile. Circa 54mila studenti delle scuole medie superiori, il 2,3% dei 15-19enni, nel 2014, hanno assunto sostanze psicotrope senza sapere cosa fossero. È la punta forse più inquietante dell’iceberg che nasconde oltre 600mila adolescenti che hanno consumato cannabis, 60mila cocaina, 27mila eroina e circa 60mila allucinogeni e stimolanti. E allora cosa raccontarci per questa Giornata mondiale antidroga targata 2015 e cosa riprometterci perché la consapevolezza verso queste problematiche cresca un po’ di più ,atteso che , ogni anno, lo spartito è sempre lo stesso, non mutando le problematiche adolescenziali, i buchi neri affettivi, le eccitazioni derivanti dalle insubordinazioni, un ‘quotidiano’ che furbescamente non coinvolge né riguarda tutti e gli interventi sul sociale che si riducono sempre più al lumicino. So quanta attenzione c’è sul territorio, tra gli operatori pubblici e del privato sociale, a queste tematiche e la priorità di chi ogni giorno lavora su una frontiera così difficile e conosco anche le difficoltà che essi riscontrano. Ecco perché ritengo che su questi aspetti occorre la massima attenzione delle autorità regionali e locali. Al di là dei veri e propri tafferugli ideologici che aumentano solo l’inconsistenza del contrasto all’uso e all’abuso delle droghe, se i fondi sociali continuano a restare quel che sono è chiaro che il tema della cura e del reinserimento, parti sostanziali della filiera sociosanitaria del circuito della tossicodipendenza, resteranno pesantemente ridimensionati. La stessa prevenzione in Calabria e nella nostra provincia praticamente solo dall’ultimo anno ha ripreso quota con il Progetto “Prevenzione in comunità” ,svolto nella regione dal Calabria C.R.E.A., Coordinamento delle Comunità Terapeutiche della Calabria su incarico dell’ASP di Crotone ed è sperabile che questo progetto prosegua considerato il grande successo che esso ha avuto interessando un target ampio della popolazione. Nel frattempo aspettiamo il prossimo Rapporto al Parlamento da parte del Governo sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie, sugli obiettivi raggiunti, sui contributi finalizzati al sostegno delle attività di prevenzione, riabilitazione, reinserimento e recupero dei tossicodipendenti. Auspicando che almeno per una volta la medesima Relazione riconosca il giusto merito per il lavoro svolto dagli operatori del settore pubblico e del privato e proponga investimenti in un settore che riteniamo la frontiera più avanzata della integrazione socio sanitaria nel nostro Paese.
Comunicato stampa
Guido Leone
Resp. comunicazione C.T. “Vecchio Borgo”