In questi giorni si fà un gran parlare del Porto di Gioia Tauro, da diversi punti di vista. In primis, dal punto di vista dei lavoratori, a cui va sempre la solidarietà di tutti i politici, anche di quelli che hanno contribuito a creare la situazione attuale, condizione che ad oggi potrebbe portare al licenziamento di 400 persone. Fortunatamente, sembra che saranno molti meno. Dal punto di vista politico e di governance, il Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha decretato che le Autorità Portuali vanno ridotte da 24 a 8. Per esempio l’autorità portuale di Gioia Tauro, insieme a quella di Messina, formeranno un’unica autorità portuale . E via alle dichiarazioni di politici calabresi, pronti a dire che il governo sta mortificando la Calabria, e che l’Autorità Portuale di Gioia Tauro perde autonomia e capacità decisionale. Ma dove erano questi politici, quando negli ultimi 20 anni, non hanno lottato, nè parlato per cercare uno sviluppo maggiore di un Porto, che potrebbe essere il più forte e importante del Mediterraneo per potenzialità? Partiamo proprio da qui, dal cambio della governance. Accorpare Gioia Tauro a Messina, non vuol dire assolutamente perdere autonomia o capacità decisionale, si tratta di due porti completamente diversi: mentre Gioia Tauro, come sappiamo tutti, è un porto di trashipment, ovvero di scambio di merci, e quindi di container tra nave e nave, Messina ha puntato, da diversi anni, principalmente sul turismo e le grandi navi da crociera, pur mantenendo una piccola parte commerciale. Quindi, la gestione di un porto non sarà prioritaria rispetto all’altra, sono due cose diverse. Veniamo, dunque, anche alle nomine dell’Autorità Portuale. Di fatto è un quasi commissariamento, è vero! La nomina del comandante Davide Giuseppe Barbagiovanni Minciullo, potremmo dire è una nomina “tecnica”. La cosa più interessante e positiva avviene nella segreteria generale, dove il comandante nomina un ingegnere, Saverio Spatafora. “Finalmente!” verrebbe da dire, visto che negli ultimi anni c’era stato un avvocato, Salvatore Silvestri. Dunque, diciamoci le cose in faccia! Mi sembra evidente, che la gestione della precedente Autorità Portuale non sia stata molto positiva, visto anche il calo del traffico commerciale. Inoltre l’accorpamento a Messina ridurrebbe di gran lunga il consiglio d’amministrazione, del quale faranno parte i presidenti, i segretari generali, un delegato per ogni Regione e uno per ogni città metropolitana. E qui veniamo ad un altro punto: il porto di Gioia Tauro potrebbe diventare un polo strategico per lo sviluppo della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Infatti se la Città saprà intercettare e gestire i nuovi possibili flussi economici, potrebbe decidere di dirottarli e investirli sul porto, anche solo sotto forma i infrastrutture per i trasporti. L’altro link da aprire potrebbe essere quello con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con le facoltà di Ingegneria e Architettura su tutte. Tale collegamento farebbe bene ad entrambi gli attori: da una parte l’Università avrebbe un laboratorio effettivo ed efficace dove far fare esperienza agli studenti, e dall’altra la struttura del porto avrebbe sempre una nuova linfa per rinnovarsi e stare al passo coi tempi. I punti fondamentali, i principali, per il rilancio e il nuovo sviluppo del porto di Gioia Tauro sono due: l’istituzione della Zes e la costruzione di una linea ferroviaria che possa arrivare fino all’interno del porto. Come spiegava diversi anni fà il prof Francesco Russo, ordinario dell’Università Mediterranea e ingegnere esperto in Trasporti, l’istituzione della Zes potrebbe portare fino a 3-4mila posti di lavoro. Con la Zona Economica Speciale si creerebbe una fiscalità diversa rispetto al resto del Paese, e la si potrebbe realizzare in determinati luoghi strategici per lo sviluppo economico e lavorativo di un determinato territorio, proprio come il Porto di Gioia Tauro. Tramite l’Europa, con i Fondi Strutturali Europei, si avrebbero le risorse necessarie per realizzare questo progetto e trasformarlo in realtà.
Qui la palla passa al governo che dovrà avere la voglia e la capacità di far partire le Zes in alcune zone dell’Italia, per rilanciare seriamente la produttività del Paese. L’altro punto, quello della linea ferroviaria, potrebbe rappresentare il salto di qualità per Gioia Tauro, perché permetterebbe alle merci che arrivano dall’Est e dall’Asia di giungere nel Nord dell’Europa in un lasso di tempo minore di due-tre giorni in diversi casi. Su questo punto il compito di realizzare le potenzialità del porto, passa alla politica locale e ai politici calabresi seduti in Parlamento, i quali dovranno essere capaci di fare sistema, senza fossilizzarsi sul campanile o sui colori politici, ma pensando di far parte tutti dello stesso territorio: la Calabria, che trarrebbe solo vantaggio dallo sviluppo del porto. L’altro mito da sfatare è quello della ‘ndrangheta, e la nomina del capitano Barbagiovanni Minciullo sembra andare anche in questa direzione, perché la maggior parte dei calabresi hanno avuto più danni che benefici dalla ‘ndrangheta.
É il momento di trasformare la nostra terra in un luogo di prosperità economica, culturale e morale. L’occasione ci è posta davanti per l’ennesima volta, e dobbiamo saperla cogliere, non avendo il dubbio che “vivere rettamente sia inutile”, perché come diceva Corrado Alvaro “saremmo davanti ad una società disperata”.
Massimo RIPEPI
Delegato ANCI Nazionale Città Metropolitane