Reggio si specchia in questa falsa Italia

oreste romeoCome in queste ore sta accadendo con la famigerata Legge Severino, applicata nei confronti degli odiatissimi avversari politici e sofisticamente interpretata ove si trattasse di salvare le terga ai sodali, la maggioranza di pecoroni che siedono in Parlamento cambierà repentinamente anche la legge sullo scioglimento dei comuni, perché a Roma, non a Reggio Calabria o nella sua provincia, ci riportano le origini del Marchese Onofrio Del Grillo. Analogamente, quando non pedissequamente, il macigno che dovrebbe gravare sulla coscienza di uomini e donne che hanno firmato provvedimenti sulle vicende reggine e calabresi, ben presto si trasformerà, semprechè ciò non sia già avvenuto, in un’occasione idonea a generare una “meritata” progressione di carriera. Si sarà sempre il sofisma del Cantone di turno sul quale contare per rendere bianco agli occhi di chi “conta” ciò che invece agli occhi sgomenti della gente è più nero della pece. Ma, sia ben chiaro: la manipolazione della realtà non è prerogativa esclusiva del livello nazionale, visto e considerato che qui, nella punta dello Stivale, siamo già in fase avanzata. A Reggio Calabria, infatti, ad irrimediabile onta di ogni tristissima e drammatica evidenza, i padroni del vapore continuano a coltivare l’idea che la bellezza ci salverà. È sufficiente, in proposito, soffermarsi sulle disastrose, criminali condizioni in cui versa l’incantevole scenario della Sorgente. Agli amministratori della città della Fata Morgana non fa specie (o forse ne fa fin troppa!) che, dopo essere stata sino a pochi anni addietro la spiaggia maggiormente presa d’assalto dalla gioventù cittadina, la Sorgente appunto, sia oggi assimilabile solo a qualcosa che richiama una “zimba”. E, come se ciò non fosse di per sé ben al di là del consentito, non mancherà mai un amministratore di questo sprovveduto e disorientato Comune che, lungi dal rassegnare igieniche e salutari dimissioni, si dimostri capace di suscitare esilarante indignazione con i suoi tentativi di scacciare i fantasmi del passato, come ancora non ha atto con l’esercito di pasciuti roditori che hanno invaso la città; dunque, meglio ripetere, tra un selfie ed un altro e con una scopa in mano, ed a portata di obiettivo, il mantra della bellezza che ci salverà tutti: qualche ingenuo continuerà a esser fatto fesso. Per intenderci: è la stessa “idea” di bellezza che da pochi giorni ha suggerito il varo di una innovativa, se non rivoluzionaria, politica ambientale, grazie alla quale una sbrigativa colata di cemento ha assicurato l’eterna messa a dimora degli alberi del violentato Viale Boccioni. Bellezza è sinonimo di giovinezza, che si fugge tuttavia … per lasciarci solo il senso del ridicolo. E noi Reggini con la bellezza ci rifaremo! Inforcheremo le lenti dalla montatura più in voga del momento ed emuli della velleità di qualche graziosa prima della classe, o presunta tale, ci sentiremo over the top, perché chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza: cos’altro per chi vive e dice di operare in un mondo che non esiste?

Oreste Romeo (Responsabile Rapporti con l’Informazione di Reggio Futura)

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