Alla fine Sepp Blatter ha deciso di gettare la spugna. Nonostante la sua rielezione per la sesta volta consecutiva ai vertici della Fifa, il già cinque volte presidente ha annunciato le proprie dimissioni, abbassando il capo dinanzi alle forti critiche che, all’indomani degli arresti condotti dall’Fbi, gli sono incessantemente piovute addosso. E ha mollato Blatter, nonostante il sostegno ricevuto della federazione asiatica e da quella africana, ponendo così fine a una sorta di monarchia che durava dall’8 giugno del 1998.
Le accuse, che nella giornata di ieri hanno taccato – sebbene per il momento soltanto giornalisticamente – anche il numero due Jerome Valcke, sono pesanti e minacciano di travolgere l’intera federazione, sebbene sia necessario attendere la conclusione delle indagini che – è bene ricordarlo – hanno posto sotto attenzione una presunta tangente pagata per mettere in cassaforte l’attribuzione del mondiali del 2010 al Sud Africa. Insomma, proprio l’aver tirato in ballo quello che è indicato come il suo braccio destro, potrebbe essere la motivazione che ha spinto Blatter a cedere alle pressioni e alle richieste di dimissioni che in molti gli hanno rivolto, a tratti incessantemente, in questi ultimi giorni. 
Tra loro anche il presidente Uefa, Michel Platini, che ha parlato di “decisione difficile” ma anche “coraggiosa, e persino alcuni governi come quello degli Stati Uniti e del Regno Unito.
Me l’ormai ex presidente, che tuttavia dovrebbe rimanere in carica fino alla fine dell’anno, non si è limitato ad annunciare le dimissioni. Forse anticipando i tempi, ha anche anticipato che il prossimo presidente sarà eletto tra gennaio e febbraio del 2016 attraverso un nuovo congresso straordinario.
