Conclusa la VI edizione del Premio “Nicola Ceravolo”

Giorno 25 maggio, ore 20,00 circa di un Lunedì pomeriggio in cui si erano consumate le attese di un incontro con la storia. Era terminata da alcuni minuti la VI edizione del Premio “Nicola Ceravolo” al Teatro Politeama di Catanzaro, e nella testa avevo una domanda alla quale mi era difficile dare una risposta: “Perché?”. Una domanda per certi versi vuota e, comunque, incompleta che nascondeva l’insoddisfazione e la rabbia per aver assistito all’ennesimo scempio perpetrato ai danni della “storia” catanzarese. Già, perché è inutile sottolineare che quell’uomo spesso sorridente e pacioso è la storia del calcio a Catanzaro. Un personaggio che dietro quel tranquillo modo di essere era un vulcano pieno di idee e di amici nell’ambito di un mondo lontano anni luce da quello attuale. A Nicola Ceravolo bastava una stretta di mano per firmare un contratto, era quello il vero suggello che definiva una trattativa con Moratti, Agnelli o Ferlaino. La penna era utilizzata solo per chiudere legalmente una trattativa. Il buon don Nicola, che accanto a sé aveva un gruppo di amici fidati e veri anche nella vita di ogni giorno, è riuscito per primo nell’impresa di raggiungere un risultato che è storia per la Calabria intera. Non solo per la città di Catanzaro. Dietro la rete di Angelo Mammì, contro il Bari, nel famoso spareggio al San Paolo di Napoli c’era molto di più. Erano le 18,40 del 27 giugno 1971 quando il funambolo Gori, con uno dei suoi cross perfetti, mise al centro una palla che il centravanti, con grande intuizione mise in rete. All’esplosione di gioia dei tifosi presenti allo stadio si unì il tripudio di una regione intera. Chiamatela vittoria dei deboli sui forti o come meglio volete, ma quello fu il primo traguardo di quella che sarebbe diventata una grande storia. Da quel momento altri risultati prestigiosi sarebbero seguiti anche se, come spesso accade, da lì a qualche anno sarebbe giunto l’inevitabile declino. Non per mano di Ceravolo ma di presidenti, che non sono riusciti a scrivere pagine di altrettanta bellezza. E proprio per questo motivo quel “perché” continuava a rimbalzare nella mia testa. Poi ho completato la domanda: “Perché in un premio a lui dedicato, Nicola Ceravolo, fatta eccezione per poche immagini, non ha avuto lo spazio che meritava?”. Indubbiamente come negli anni precedenti il personaggio da premiare era illustre e amato dalle folle, ma Javier Zanetti, campione riconosciuto e amato anche da chi non tifa Inter, non avrebbe dovuto oscurare il personaggio Ceravolo. Indubbiamente non è stata colpa sua, bensì di una organizzazione chiaramente carente e priva di programmazione. A conferma di tutto ciò è stato l’assoluto accantonamento dell’attuale presidente giallorosso Giuseppe Cosentino, “oscurato” in prima fila dai tifosi interisti che hanno stazionato in piedi sotto il palco. Forse sarebbe stato meglio che il presidente venisse invitato a sedere accanto allo stesso Zanetti. Anche questo è il segnale evidente di una forte assenza organizzativa.  Anche chi doveva garantire la sicurezza si è adeguata alla situazione. Il palco è stato invaso da decine di spettatori e all’entrata è sembrato di assistere ad una vera e propria invasione di campo. E cosa dire degli spettatori/tifosi pronti a inneggiare alla propria squadra del cuore, dai colori nerazzurri anziché giallorossi, e al loro idolo. Comprensibile l’entuasiasmo nei confronti di Zanetti, meno accettabile quando guardandosi intorno si notava che nessun tifoso aveva con sè una bandiera o una sciarpa giallorossa nel giorno della festa del presidente Ceravolo.  Neanche l’organizzatore Maurizio Insardà ha ritenuto opportuno allestire il Teatro Politeama con i colori della squadra che ha ospitato il campione argentino. Forse era troppo costoso. Il suo unico intento è stato quello di accomodarsi su una poltrona posizionata sul palco accanto alla conduttrice RAI Sabrina Gandolfi, allo stesso Zanetti e al giornalista Italo Cucci. Un posto che certamente non era di sua competenza. A questo punto un altro perché è spuntato fuori, forse quello più importante: “Perché la famiglia Ceravolo continua a far utilizzare un nome così illustre assistendo imperterrita a tali scempi deludendo quei veri tifosi che hanno il grande Nicola nel loro cuore.

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