L’Inps è tornata a occuparsi di pensioni, argomento ormai di strettissima attualità, non solo per la recente pronunzia della Corte Costituzionale che, (secondo qualcuno) inaspettatamente, ha spinto forzosamente il Governo a correre ai ripari per porre rimedio a una situazione che sicuramente graverà come un macigno sui conti italani già ampiamente precari, ma anche perché della “inadeguatezza” della riforma Fornero si sta parlando, oramai, da mesi. Tralasciando il chiaro intento di alcune forze politiche, Lega nord e Fratelli d’Italia in testa, di spingere perché la si possa modificare, se non addirittura abrogare, e concentrandosi su quanto emerso dal comunicato stampa odierno dell’Istituto Nazionale di Statistica, emerge che “le pensioni erogate dall’Inps Gestione Dipendenti Pubblici al primo gennaio 2015 sono 2.818.300”, facendo registra lo 0,16% in più rispetto a quelle vigenti al primo gennaio dello scorso anno.
In aumento dello 0,75% anche la spesa complessiva che tocca quota 65 miliardi di euro circa. Secondo quanto rilevato, “la pensione media lorda mensile dei dipendenti pubblici è al primo gennaio 2015 di 1.772,9 euro, 10 euro in più rispetto allo scorso anno”, facendo registrare un importo medio di 2.175,1 euro per la componente maschile, contro i 1.486 euro della componente femminile che, tuttavia, rappresenta complessivamente il 58,4% del totale dei pensionati. A ciò si aggiunga che a fine 2014 sono state registrate 100.806 nuove pensioni liquidate, divise tra pensioni di anzianità/anticipate (41%), di vecchiaia (13,4%) e di inabilità (7,3%), mentre il restante 38,2% è stato riconosciuto ai superstiti.