di Ilenia Borgia – Se facessimo un’analisi economica sui colossi dal fatturato più alto nel mondo troveremmo senza dubbio McDonald’s e Deutsche Bank, ma ad avere un giro d’affari pari a queste due realtà economiche mondiali messe assieme troviamo la ‘Ndrangheta.
Secondo uno studio effettuato dall’istituto Demoskopika, sarebbe proprio la ‘Ndrangheta a possedere un giro d’affari che solo nel 2013 registrava il 3,5% del PIL italiano, dove il maggior profitto – 24,2 miliardi di euro – deriverebbe dal traffico di stupefacenti e dall’attività di riciclaggio – ben 19,6 miliardi di euro – seguite da altre ‘cifre capogiro’ ricavate da illegali guadagni per usura, estorsione, appalti pubblici, gioco d’azzardo, traffico d’armi, rifiuti illeciti, prostituzione, contraffazione e immigrazione clandestina.
Secondo uno studio di settore, consultabile sul sito www.demoskopika.eu, la ‘Ndrangheta viene considerata come un “elemento” del mondo produttivo, dove la realtà paradossale della sua influenza sul mercato ne fa una componente “normale”, nonostante – quindi – le attività “legally incorrect”.
In più coesiste anche un altro aspetto negativo di come la ‘Ndrangheta gravi pesantemente sul territorio calabrese, in quanto dal punto di vista dello sviluppo economico riesce a gestirlo tramite azioni di intimidazione e quindi a scoraggiare le libere iniziative che vorrebbero puntare al mercato. Ciò comporta anche una conseguente paura da parte della società che risponde con l’omertà ed il silenzio pur di mantenere lo ‘status quo’.
Sono più di 40 mila i commercianti e gli operatori economici colpiti dal racket e dall’usura della mafia calabrese, che fruttano alla ‘Ndrangheta circa 2,9 miliardi di euro e dunque togliendo alla crescita della regione ben 3,5 punti della totale e reale ricchezza ricavata.
Lo studio condotto dall’economista Raffaele Rio evidenzia come secondo gli imprenditori calabresi vi siano delle inadeguatezze nel contrasto da parte del Governo e del Parlamento nei confronti della ‘Ndrangheta, probabilmente a causa dei legami e dalla corruzione innescata dalle famiglie mafiose all’interno della Politica Italiana. Oltre il 21,6% degli imprenditori intervistati, infatti, denuncia come vi sia una mancata trasparenza nella gestione del denaro pubblico e di come sia viva la presenza di funzionari che gestiscono appalti pubblici e politici richiedendo tangenti e mazzette.
Ma il ‘fenomeno Ndrangheta’ non si ferma solo in Calabria e sul resto della Penisola, ma sconfina verso territori dove è possibile procedere con il proprio giro d’affari. Grazie alla collaborazione delle Forze dell’Ordine, Commissione Parlamentare Antimafia, della DIA e del Ministero dell’Interno è stato possibile constatare come in 30 Paesi la ‘Ndrangheta è notevolmente presente e dove porta avanti importanti e costanti attività. Australia, Colombia, Germania, Canada, ma anche Tahilandia, Antille olandesi, Togo e America ( come comprovato dalle recentissime indagini condotte tra Calabria, Stati Uniti e Sud America) sono al centro degli affari mafiosi calabresi, che solo dal 2007 al 2012 hanno visto la ‘Ndrangheta infiltrarsi all’interno dell’economia legale. Mentre, restando nell’ambito delle infiltrazioni, vanno considerati 82 comuni – dal 1991 al 2015 – quelli sciolti per contiguità con la mafia calabrese. I dati sopra riportati puntano i riflettori su una potenza economica che è riuscita in questi ultimi anni a mimetizzarsi nel mercato economico mondiale e che ne resta – (quasi) indisturbata – a capo.