Che occasione per il “complottismo”!

cospirazioneLa cospirazione affascina e inquieta, desta interesse e suscita discussione fervida e clamore se trova punti di riscontro a sostegno di tesi che, tuttavia, nella maggior parte dei casi sono di natura fantasiosa quando non addirittura visionaria. E dietro l’angolo, eccoli lì, pronti a trovare quel “qualcosa che non torna” o la mano oscura che trae indirettamente vantaggio dall’avvenimento, il “potere forte alle spalle”, il burattinaio di turno. E poi, parliamoci ben chiaro, il burattinaio nella mente dei detrattori è quasi sempre la CIA o comunque gli Stati Uniti d’America, con le loro cospirazioni interessate, avide ed intrise di marcia cultura occidentale, oppure Israele e l’immancabile massoneria. O tutti insieme a ordire piani destabilizzanti per il pianeta. L’attentato di Parigi di questi giorni è un boccone troppo gustoso per farselo sfuggire, tanto più che il materiale per fagocitare rapidamente c’è tutto: dall’apparente goffaggine degli attentatori, con le loro “tracce” lasciate per strada, alle immagini troppo poco pulp per essere credibili agli occhi di chi rimesta sempre nel torbido degli eventi. Come faceva notare lo psicologo americano, Abraham Harold Maslow, <<se l’unico arnese nella tua cassetta è un martello, molte cose cominceranno ad apparirti simili a chiodi>>, per significare che le menti umane possono fare giri ed elucubrazioni tanto tortuose quanto è presente in loro un certo grado di protervia mista a “presupponismo”. Mettiamoci però d’accordo, non tutto ciò che accade ha sempre spiegazioni lineari ed avere attenzione per gli eventi che si verificano sotto l’occhio ormai implacabile degli smartphone presenti in zona è quanto di più sacrosanto possa e debba fare una società evoluta come la nostra. È il guardare tutto con la lente del sospetto preconfezionato che tinge ogni cosa di diffidenza smisurata. Tra i primi a seminare un po’ di dubbi nell’orto della dietrologia c’è uno dei prìncipi della galassia a Cinque Stelle, Aldo Giannuli, il quale sul blog del suo istrione, pur non avendo <<elementi per escludere che quello che è accaduto sia realmente una azione di terrorismo di gruppi islamisti radicali>> lancia il sasso del sospetto nel lago delle ambiguità. Infatti, aggiunge che <<siccome a trarre giovamento da questa strage saranno in diversi (ad esempio il Front National e di conseguenza anche Putin e in una certa misura anche Israele), vale la pena di dare un’occhiata anche ad altre piste>>. È una ricerca all’inverso la loro, una caccia al tesoro a ritroso, ma partendo non già da elementi di fatto, da quelli esistenti, bensì dal nulla, da un “potrebbe essere” che a loro dire va comunque e sempre verificato. La spiegazione più plausibile non è mai quella preferita dai complottisti. Un esempio di come funzionano questi procedimenti mentali viene perfettamente sintetizzato in questo tweet del deputato del Movimento 5 Stelle Carlo Sibilia, che intravede una malafede da messa in scena negli errori commessi dei terroristi, finalizzati a depistare gli investigatori. Ergo, se i terroristi islamici sono solo uno specchietto per le allodole, i veri responsabili emergono come di incanto con un automatismo procedimentale di un pressapochismo allarmante. Tra le vittime non ci sono solo redattori e vignettisti di Charlie Hebdo, ma anche un noto economista come Bernard Maris. Uno che ha polemizzato tutta la vita con gli economisti neoliberisti spesso in netta posizione di contrasto con il Fondo Monetario Internazionale. <<Il sospetto è in compagno delle anime meschine>>, diceva Thomas Paine, ed a ben guardare aveva ragione. L’esame critico di un fatto non può e non deve diventare esasperazione che tradotto significa che è giusto rilevare le anomalie (quella della patente dimenticata in auto è forse la più grave), ma è sbagliato arrivare subito alle conclusioni. Ed è proprio questa la differenza tra il giornalismo indipendente e critico con le teorie del complotto messe in atto in questi giorni.

Eppure le suddette teorie trovano spazi incredibili tra l’immaginario collettivo con schiere di personaggi pronti a giurare fedeltà alle congetture più strane, e ciò trova probabile origine anche in una crisi di fiducia nelle istituzioni senza precedenti. Basti pensare che uno dei libri più venduti sull’attacco alle torri gemelle è stato <<L’incredibile menzogna>>, nel quale il giornalista francese Thierry Meyssan sostiene che nessun aereo sia caduto sul Pentagono (200 mila copie vendute in poco tempo in Francia e 40 mila appena uscito in Italia). Non può allora non emergere con rinnovato vigore la considerazione che il pressapochismo ed il dilettantismo che si respira nel web ha raggiunto livelli quasi di parossismo e a farne le spese sono la correttezza e la precisione dell’informazione. Fino a qualche tempo fa, i grandi episodi erano seguiti da poche televisioni e molti giornali. E l’opinione pubblica aveva infiniti elementi in meno su cui formarsi. I giornalisti d’inchiesta analizzavano i fatti prospettando le loro tesi e facendo da contraltare alla versione ufficiale, ma senza mai coprirsi di ridicolo con farneticazioni. È l’evoluzione esponenziale dei media e soprattutto l’interattività, con a fondamento lo sconfinato, molto accessibile e infido mondo web ad avere causato livelli di incertezza e confusione preoccupanti. Nessuno si fida più di ciò che legge e se da un lato questa circospezione può avere i suoi risvolti positivi in termini di verifica ed attendibilità della notizia, dall’altro genera una tale destabilizzazione che sentiamo sempre il bisogno di celebrare a noi stessi la famosa frase di Prosper Mérimée: <<Ricordati di diffidare….>>.

Ernesto Siclari

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