Il capitolo dell’attentano di Parigi e delle drammatiche vicende che ne sono seguite, sino all’arresto dei terroristi a seguito dei due blitz, si chiude – o cosi si desidera e si spera – con un discorso rivolto alla Nazione da parte del Presidente Hollande e con le prese di posizione assunte da alcuni esponenti del Governo francese. Il Presidente, nel ripercorrere la tragica giornata che ha tenuto con il fiato sospeso non solo la Francia, ma il mondo intero, considerate le dinamiche degli eventi, e nel ringraziare il lavoro svolto dalla forze dell’ordine, sottolinea che i rischi per la Francia non sono terminati e lancia un appello alla “vigilanza, all’unità e alla mobilitazione”. La Francia – aggiunge – uscirà ancora più forte da questa prova.
Le parole ad effetto dei Hollande, tuttavia, non possono esimerci, nei prossimi giorni, dal fare qualche riflessione ed approfondimento rispetto alle numerose valutazione che hanno caratterizzato il succedersi degli eventi, soprattutto in ordine alle informazioni che via via sono arrivate. Che il sistema di sicurezza francese, compreso quello dei servizi segreti, non abbia funzionato è sufficientemente chiaro, come è altrettanto chiaro che, in futuro, saremo costretti a confrontarci duramente con una realtà che tutti conoscevamo ma che abbiamo ignorato per troppo tempo. Ma v’è di più. Secondo quanto si è appreso, non più tardi di un giorno prima dei fatti, i servizi segreti algerini avrebbero informato proprio quelli francesi di un imminente attacco terroristico a Parigi. Gli uomini coinvolti erano conosciuti alle forze dell’ordine e le notizie di attività svolte in alcune regioni del Medio Oriente si sono inseguite per tutto il giorno, tra dichiarazioni e smentite, sino ad appurare che Cherif Kouachi si sarebbe definitivamente convertito alla causa estremista durante un periodo di detenzione, circa dieci anni fa, con successiva adesione ad Al Qaeda. Questo è quanto si legge su TgCom24 che riprende il Daily Telegraph. Ed è proprio Al Qaeda – o, per essere più chiari, il suo ramo in Yemen – ad aver rivendicato l’attentato nella Capitale francese, attraverso un video nel quale la Francia viene minacciata di ulteriori attacchi, in caso di nuove offese all’Islam.
Tralasciando le motivazioni geo-politiche, le ricostruzioni storiche (tra primavere arabe e guerre per esportare democrazia che, alla fine, non hanno fatto altro che generare polveriere pericolose in Africa e Medio Oriente) e le responsabilità del cosiddetto “mondo occidentale”, resta da capire come questo fenomeno, che sembra completamente sfuggito di mano, sarà affrontato dall’Unione Europea, in generale, e dall’Italia, in particolare. Questo perché le falle del sistema di sicurezza francese ci inducono, nolenti o volenti, a riflettere sul livello di sicurezza di quello italiano, nonostante le rassicurazioni del Ministro Alfano, anche e soprattutto rispetto ai cosiddetti “foreign fighters”. Tra l’altro, è opportuno non dimenticare che lo stesso Cherif Kouachi era noto anche alle forze dell’ordine italiane.
C’è chi tende a ridimensionare la portata religiosa dell’evento, distinguendo tra Islam moderato ed Islam integralista, e sottolineando che la reazione non dovrà risolversi in un guerra alla religione mussulmana ma in una guerra al terrorismo, sebbene non può essere taciuto che, al di là delle complesse dinamiche storiche che hanno partorito questa infausta situazione, tale forma di terrorismo si riconduce ad una visione più o meno religiosa che produce stragi anche in altri territori. Pensiamo alla strage nella città di Baqa in Nigeria, ad opera del gruppo Boko Haram, in cui si teme per la vita di circa 2000 persone. I media ne hanno dato una risonanza insignificante, qualche minuto nei tg, nulla di più. Eppure la portata dell’evento avrebbe sicuramente meritato un attenzione di gran lunga maggiore.
Non resta che fare qualche altra “pacata” riflessione. I nuovi adepti dell’integralismo islamico provengono anche da Paesi europei, dall’America e da altri Paese asiatici. Hanno studiato e si sono complessivamente formati “a casa nostra” e son pronti a mettere le loro conoscenze – in tutti i campi, da quello mediatico a quello informatico – a disposizione della causa del terrorismo islamico. E, come se non bastasse, si stanno addestrando alle arti militari, di guerriglia e, probabilmente, di intelligence. L’orizzonte che viene a formarsi dinanzi ai nostri occhi è certamente molto preoccupante. Queste e molte altre valutazioni saranno oggetto di dibattiti e confronti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, come anche la possibilità – oggi da qualcuno ventilata – di un possibile intervento militare in Siria ed Iraq, ovviamente coordinato dall’Onu, contro lo Stato Islamico. Ipotesi di dubbia e difficile realizzazione, sebbene qualche riflessione in questo senso, probabilmente, andrebbe approfondita. Quello che non è assolutamente da fare è abbassare l’attenzione, relegare quanto verificatosi alla memoria e, quindi, lasciarsi colpire da nuovi attentati
Un primo incontro tra i leader europei e di altri Paesi, come presumibilmente il Presidente Statunitense Obama, che ha espresso la vicinanza degli Usa al popolo francese, si svolgerà Domenica a Parigi, in occasione di una manifestazione a testimonianza del tragico evento che si è consumato ormai circa 36 ore fa. Sarà presente anche il Presidente italiano Matteo Renzi.