I drammatici eventi di Parigi hanno posto non solo i francesi, ma un po’ tutti gli europei, davanti a dilemmi dai contenuti e contorni inquietanti e pericolosi. Qual è il livello di penetrazione del terrorismo di matrice islamica all’interno del tessuto sociale europeo, considerando che si sta parlando non solo di possibili attentatori che possono arrivare dall’esterno ma, anche, di islamici europei che, in moltissimi casi, hanno già operato in Medioriente? Qual è il livello di allerta e, soprattutto, il livello di sicurezza che può essere garantito ai cittadini del vecchio continente? L’Italia, ovviamente, non fa eccezione, anzi le nostre condizioni possono addirittura apparire ancora più precarie rispetto a quelle di altre nazioni. E questo non solo perché un califfato islamico – quello in Libia – ce lo abbiamo a due passi, ma soprattutto in merito alla enorme ondata migratoria alla quale il nostro Paese è stato sottoposto nell’ultimo anno e mezzo e che ha visto sbarcare sulle nostre coste decine e decine di migliaia di immigrati, la stragrande maggioranza dei quali oggi è a piede libero, senza documenti, sfuggita ad ogni forma di controllo e priva di identità. I rischi che una situazione del genere comporta sono facilmente intuibili.
Il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, pur affermando che non “c’è nessun segnale di attentati imminenti”, ha, tuttavia chiarito che “siamo in uno stato di allerta e rimaniamo in uno stato di allerta altissimo, come lo abbiamo tenuto in queste settimane”. “Abbiamo rafforzato le misure di sicurezza degli obiettivi sensibili – ha proseguito il numero uno del Nuovo centro destra – e siamo un Paese all’interno del quale il contrasto al terrorismo è una priorità, perché vogliamo continuare a lavorare per rendere l’Italia un posto sicuro nel quale vivere >>. Il sistema di sicurezza, quindi, è stato rafforzato nei punti sensibili parallelamente all’individuazione ancora più specifica di quelli che possono essere gli obiettivi sensibili, come ambasciate, porti, aeroporti, stazioni, oltre che le redazioni dei giornali. A ciò di aggiunga che un’attenzione particolare dovrà essere riservata ai social netwok e, dunque, al web in generale, piattaforme in cui, soprattutto negli ultimi anni, si sono intensificate le forme e le attività di reclutamento, indottrinamento e comunicazione, creando veri e proprio network che hanno come obiettivo finale quello dell’azione sul territorio. E proprio il controllo del territorio è un’altra delicata e decisiva missione che vedrà l’ampio coinvolgimento delle forze dell’ordine oltre che, chiaramente, dei servizi di Intelligence. Da non dimenticare, infatti, sono le diverse minacce che lo Stato Islamico, oggi pienamente radicato in Iraq e Siria, ha rivolto alla città di Roma, pregustandone persino la caduta nelle mani dei miliziani e la successiva distruzione.
Non meno importante è il fronte legislativo. Come chiarisce sempre il Ministro Alfano, intervistato da Rai due, sono pronte norme importanti che lui stesso presenterà al prossimo Consiglio dei Ministri e che dovrebbero prevedere la possibilità di estendere nei confronti dei terroristi le norme già applicabili nei confronti dei sospettati di mafia, punizioni nei confronti di chi intende andare a combattere all’estero (anche come singolo, oltre che come reclutatore), il ritiro del passaporto con maggiore efficacia e, quindi, in conformità a quanto anticipato prima, “un intervento sui provider del web da parte dell’autorità giudiziaria nel caso in cui ci siano dei presupposti che consentano di dire che li si fanno veicolare dei messaggi di reclutamento o anche di incitamento nei confronti dell’odio razziale”, trovando un punto di equilibrio per non violare le libertà individuali in conformità con le esigenze di sicurezza. “La strada comune, quella di un’Europa unita – conclude Alfano – è quella che ci renderà più forti”.
In Lombardia, regione guidata dal leghista Roberto Maroni, intanto, si discute in merito all’eventuale approvazione entro fine mese (22 Gennaio) della cosiddetta “legge anti-moschee”, già in fase di discussione. Secondo quanto riportato da “Il Giornale”, la proposta, che proviene dalla maggioranza di centrodestra in consiglio regionale, “è innanzitutto una mossa contro il bando lanciato dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia per la costruzione di nuovi luoghi di culto dedicati alle confessioni religiose diverse dalla cattolica”.