Sul Sud “ho fatto e abbiamo fatto degli errori”

E’ l’ammissione del leader della Lega Salvini che ribalta la posizione del Carroccio sul Mezzogiorno. Strategia di un politico che spedisce in pensione la secessione, l’indipendentismo, le Padanie per concentrarsi sui temi del giorno: la disoccupazione e l’immigrazione. Matteo Salvini abbandona il core business della Lega Nord e fiutando aria di sovvertimento civile, si organizza a mietere ampie messi di consenso rivolgendosi all’identità nazionale. Eccolo ai microfoni quest’oggi a Uno Mattina intervistato da Franco Di Mare : “Cosa mi ha fatto cambiare idea sui meridionali? Sono i fatti, probabilmente il Sud lo conoscevo poco, ho fatto e abbiamo fatto degli errori. Adesso sono stra-convinto che l’Italia o si salva tutta, da Nord a Sud, o non ce n’è per nessuno. Prima ci si risolleva tutti insieme dalle due emergenze, disoccupazione e immigrazione, poi si parla di autonomia e federalismo, risposte che servono anche al Sud” un affermazione che ha mandato in tilt i sismografi. I sondaggi ormai danno la Lega come unico partito in grande salita e il segretario della Lega Nord ha deciso che presto scenderà al Sud per conquistarlo. Se parecchi nel centrodestra meditavano di far interpretare a Matteo Salvini la parte della lepre radiocomandata, si è sbagliato e tanto. Lui, la lepre, si è messo a galoppare e gli inseguitori l’hanno perso di vista. Ogni giorno ne combina una che confonde i suoi nemici. La settimana scorsa lo ha passato in compagnia di Marine Le Pen. Salvini si è presentato sulla tribuna del congresso del Front National dove ha raccolto una standing ovation scioccante. E’ rientrato in Italia con un bel successo da conservare nel proprio carniere. Salvini ha di fatto allacciato il suo futuro politico in Italia a quello di Marine Le Pen in Francia. Se la guida della destra d’oltralpe dovesse vincere nei consensi alla imminente tornata elettorale genererebbe un effetto a cascata sulla politica interna italiana di cui lui apparirebbe il solo legittimo beneficiario e godente. Questo è lo spessore del politico di rango. Fare autocritica di posizioni che suonavano come razziste nei confronti dei meridionali è la chiave decisiva e d’approccio per sostenere il dialogo con gl’indigeni meridionali ancora, a buon diritto, sospettoso verso la sterzata patriota della nuova Lega. Nello stesso giorno, poi, ha riscosso un inaspettato omaggio dall’altro Matteo, il logorroico parolaio che governa temporaneamente quest’infelice paese. Alla direzione dei Democratici, Renzi ha sbandierato un ennesimo panno rosso. In questa circostanza c’era cesellato il nome del concorrente milanese. Renzi è convinto di essere scaltro scaricando sul nuovo antagonista la gravità di tutta la negatività che ci soffoca. Ignora, però, di considerare che si tratta di un’arma a doppio taglio. Se avalla Salvini come la contrapposizione al suo programma politico, corre il rischio che gli italiani saranno portati spontaneamente a schierarsi con l’antagonista. Tuttavia Renzi non è l’unico a fare ossequi all’astro Salvini. Con il Movimento 5 Stelle in rotta, il voto di protesta, di opposizione cerca un riposizionamento su tematiche e parole d’ordine facili, chiare e comprensibili e d’immediato impatto. La linea del buon senso, sulla quale si disloca Salvini, risponde sicuramente all’invocazione di rappresentanza di quella parte consistente della comunità dei “vaffa”. Altro sponsorizzatore non voluto di Salvini è quell’Angelino Alfano, imputabile della responsabilità al ministero dell’Interno che non potrebbe essere più malvisto all’elettorato di centrodestra. Più lui ridice “con Salvini manco morti”, più la gente si persuade da che parte stare. Ultimi ma non ultimi ci sono i berlusconiani. A volte rischiano, per eccesso di devozione, di essere ridicoli e grotteschi. Si affliggono a ridire che il capo è Silvio Berlusconi sottovalutando il fatto che le leadership si prendono sul campo, non sono eterne e non sono trasferibili per via dinastica. Il solo che, come sempre, ha capito tutto è proprio il “Cavaliere”. Sa bene che Salvini sarà una brutta gatta da pelare quando si tratterà di accomodarsi al tavolo per ricreare un’aggregazione di centrodestra. Per il momento non calca la mano e esamina con attenzione le mosse del suo giovane compaesano. Il ragazzo piace a Vladimir Putin e questo, nella sequenza valutativa di Berlusconi, non è cosa da poco. Ora, Salvini non dovrà compiere più errori. Sulla vicenda del meridione Salvini ha proiettato il cuore oltre l’ostacolo, giustamente. Ora prosegua a galoppare con la stessa audacia. E Matteo Salvini non lo si ferma più. ( by Peppe Giannetto)

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