La direzione del PD non introduce nessuna modifica rilevante. Il Premier Matteo Renzi continua per la sua strada e, senza troppi giri di parole, rimarca la sua volontà di perseguire con l’iter delle riforme, senza curarsi in alcun modo dei sondaggi. Il segretario del PD, infatti, è stato chiaro: “Il PD deve rivoltare l’Italia come un calzino senza preoccuparsi se possono cambiare i sondaggi. I sondaggi del PD vanno benissimo, casomai quelli su di me meno, ma io sono qui per cambiare l’Italia non i sondaggi. Io continuerò ad andare in giro per l’Italia senza fermarmi”.
Ma quello che attualmente è il primo partito della sinistra italiana non si trova in una situazione facile. Il patto del Nazareno con Forza Italia scricchiola, l’alleanza obbligata con il Nuovo centro destra inizia ad essere stretta, la Lega Nord di Salvini, alleata con Il Fronte nazionale francese, avanza sempre di più ed inizia ad essere preoccupante. Renzi lo ha capito e, forse, è proprio per assicurarsi una via d’uscita per l’immediato futuro che ha iniziato a fare l’occhiolino non solo agli espulsi del M5s, ma anche ai delusi e a coloro che, in rotta con le decisioni di Beppe Grillo, pensano alla scissione ed alla creazione di un nuovo movimento. Se, però, i parlamentari grillini potrebbero spostarsi verso sinistra, a spostarsi verso la destra, soprattutto quella radicale, potrebbero essere gli elettori.
Sul banco, inoltre, vi sono due questioni – la riforma del lavoro e la manovra economica – destinate a provocare ancora polemiche e scontri con la minoranza interna. L’ex sindaco di Firenze continua a tuonare che il Jobs act sia la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro, pertanto respinge al mittente la tesi secondo la quale l’altissimo astensionismo, registrato soprattutto in Emilia Romagna, sia una forma di protesta del popolo proprio contro l’intervento normativo in materia di lavoro. In occasione della direzione del partito, inoltre, sono stati affrontati altri temi, come quello dell’immigrazione che, unitamente a quello del disagio delle periferie, sta alimentando, secondo Renzi, il consenso a favore di certa destra. Per il Premier si può fare di più su questi due fronti in merito ai quali la sinistra ha chiaramente posizioni diverse dalla destra.
Con buona probabilità, tuttavia, il banco di prova finale sarà il palcoscenico europeo. Proprio su questo fronte, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha rilevato come l’Ue stia facendo molta fatica ad uscire dalla crisi e, quindi, da una recessione prolungata, che ha aumentato “il numero di chi cerca lavoro o di chi è scoraggiato”. Proprio sulla base di questo, considerando che i segnali di ripresa sono effettivamente deboli, Padoan propone una ricetta diametralmente opposta a quella della Lega nord. Non tutela del patrimonio economico italiano e ricostruzione del tessuto sociale, attraverso l’uscita dell’euro e il conseguente rafforzamento della sovranità nazionale, ma un rafforzamento dell’integrazione da realizzarsi, affiancando all’unione dei mercati dei capitali, l’unione fiscale, con conseguente ulteriore cessione di sovranità.