Sul fronte della riforma del lavoro, esclusi eventuali colpi di scena, dovremmo essere, ormai, alle battute finali. Il complesso e farraginoso iter del corposo intervento normativo in tema di lavoro, che in questi mesi è stato caratterizzato da circostanze che sarebbero potute essere comiche se non avessero avuto a riguardo la vita di milioni di cittadini italiani, dovrebbe prevedere, secondo quando stabilito, il voto finale alla Camera entro il 26 novembre. Il Jobs act, quindi, dovrebbe fare un importante passo avanti dopo le innumerevoli vicende che lo hanno visto come diretto interessato e che hanno coinvolto ed infiammato la parte più tesa del popolo italiano.
Ma non tutto sembra andare per il verso giusto. Movimento cinque stelle e Sel hanno manifestato parere contrario rispetto alla decisione in ordine alla scadenza dell’espressione di voto, ma, come è noto, riuscire a capire quale sia il pensiero definito e strutturato, da una parte, di Beppe Grillo e, dall’altra, dell’indecifrabile Nichi Vendola, è cosa ardua e meriterebbe, oltre che una profonda ricerca investigativa, anche un certo sforzo intellettuale. Reddito di cittadinanza e singoli diritti a parte e senza citare i soliti slogan di una sinistra progressista ormai seguita solo dagli apostoli dell’immigrazione assoluta e della cieca ideologia dei diritti, anch’essi assoluti, della lobby omosessuale, ma abbandonata completamente dai lavoratori, non si riesce mai a capire sino in fondo quale sia l’idea di stato, economia e comunità di sinistri e pentastellati.
Uno degli ultimi nodi sul Jobs act, riguardante un possibile maxi-emendamento contenente le modifiche da apportare al testo, è stato sciolto dal capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, che ha avuto modo di dichiarare che “ci sarà solo il lavoro paziente e faticoso della Commissione”. Niente maxi-emendamento e niente fiducia, quindi, almeno per adesso. L’unico problema potrebbe essere posto dagli “amici” dei democratici, ovvero dai Deputati del Nuovo centro destra che, tramite il solito Maurizio Sacconi, hanno avuto modo di ribadire la necessità di rispettare il testo della riforma concordato perché, in caso contrario, si potrebbero aprire una crisi all’interno della maggioranza che sorregge questo (non democratico) Governo.
Nel frattempo qualche questione di non facile soluzione potrebbe sorgere anche all’interno del mondo sindacale che, in questo momento, sta attraversando una fase di duro confronto col Governo, non solo in merito alla riforma della lavoro ma anche per ciò che concerne la legge di stabilità. A Susanna Camusso, che non si è lasciata impressionare neppure dalla ritrovata concordia in casa Pd, successiva alla direzione del partito, e che pare aver messo tutto su un piano più personale che sociale, l’Autorità di garanzia per gli scioperi fa sapere che lo sciopero indetto per il 5 dicembre potrebbe risultare illegittimo per alcuni settori, tra cui quello ferroviario e, in taluni casi, quello del trasporto locale.