Stefania Giannini, fin dal suo insediamento al Miur nel febbraio 2014, ha sostenuto che la scuola è «da tempo una spesa e non un investimento del paese e che la governance della scuola va dunque rivista, così come il Testo Unico del 1994». Alla luce di questa convinzione sono state inserite nella “Buona Scuola” una serie di norme che ledono i diritti dei docenti e del personale che vi opera come quelle relative al reclutamento, alla maggiore apertura alle scuole private, al rafforzamento del concetto aziendalistico della scuola, all’inserimento dell’alternanza scuola-lavoro. Molti i punti controversi che preoccupano l’assemblea autoconvocata dei docenti del Liceo Campanella che approva all’unanimità una mozione per dire no al Piano Scuola Renzi dopo averlo ampiamente discusso. I docenti, mettendo in luce le varie criticità della riforma, rilevano, tra l’altro, che essa non prevede investimenti nella scuola pubblica e che l’unica spesa prevista per l’assunzione dei precari è finanziata con tagli di spesa in altri settori (blocco contratti, taglio della progressione economica fino al 2018 almeno, taglio delle supplenze brevi). Con la nuova riforma saranno stabilizzati i soli precari inseriti nelle Gae (graduatorie ad esaurimento) e i vincitori di concorso 2012, escludendo, di fatto, tutti gli altri. Saranno aboliti gli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% ( solo due docenti su tre saranno “premiati”) del personale. Assente qualsiasi riferimento al rinnovo del contratto bloccato dal 2009 fino al 2015 mentre gli scatti di competenza tra i docenti più bravi determineranno una forte competizione , a discapito della fattiva collaborazione indispensabile sia per una buona didattica che per la creazione di un ambiente di lavoro sereno. Per non parlare dell’accumulo dei crediti, richiesti ai docenti i cui costi, per la frequenza di corsi e master, alimenteranno i guadagni degli organizzatori privati. Questi ed altri i punti del Piano Renzi- Giannini sui quali il collegio dei docenti esprime parere negativo e chiede , tra l’altro, che la scuola pubblica sia finanziata con risorse pubbliche; che l’autonomia e la governance delle scuole rimangano collegiali; l’assunzione immediata, già dal corrente anno scolastico di tutti gli insegnanti precari; il rinnovo dei contratti e la restituzione degli scatti di anzianità;il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza; che venga risolta la questione rimasta irrisolta dalla legge Fornero, quella degli ormai famosi Quota 96, i 4mila docenti e il personale Ata , che per un errore tecnico non hanno ottenuto il diritto alla pensione. Inoltre respingono la consultazione on line pianificata per imporre un piano improntato ai tagli e all’ingresso dei privati. I docenti ritengono che, per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrono risorse economiche aggiuntive da impiegare per l’ istruzione, la formazione e la ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6% del Pil , come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, sottoscritta da centomila cittadini, diventata disegno di legge, attualmente depositato in Parlamento e pronto per essere discusso.
LINA LATELLI NUCIFERO