Emergenza Punteruolo Rosso

punteruolorossodi Katia Germanò – Il 29 gennaio di quest’anno la Commissione Straordinaria del Comune di Reggio Calabria, facendo riferimento ad un’ordinanza sindacale, la n. 15 del 17 maggio 2010, in cui l’Amministrazione reggina disponeva “Misure urgenti da adottare al fine di fronteggiare il propagarsi del “ punteruolo rosso delle palme” Rhyncophorus Ferrugineus (Olivier)” e in recepimento dei provvedimenti comunitari, nazionali e regionali in materia. Appreso anche l’ accertamento condotto nel 2013 da parte della Regione Calabria  che certificava la presenza sul territorio comunale di tale parassita , ebbe ad emettere  un’ordinanza nella quale si imponeva a tutti i proprietari di terreni e operatori del settore, di eseguire, su ogni palma, misure di monitoraggio al fine di individuare la presenza del “punteruolo rosso“, di comunicare obbligatoriamente l’eventuale esito positivo, di eseguire misure preventive e di risanamento, e nel caso in cui la palma risultasse palesemente compromessa di abbattimento e distruzione dei tessuti infestati da attuarsi obbligatoriamente. L’ordinanza impone anche che sia i privati che gli operatori del settore commercializzino solo esemplari di palme con passaporto delle piante CE al fine di poterne rintracciare le origini ed eventuali spostamenti. Infine, si legge sempre nell’ordinanza, il mancato adempimento delle direttive comporta sanzioni sia di natura amministrativa che di natura penale. Siamo alla fine del 2014 e questi provvedimenti non sembra siano stati disattesi da molti in quanto su tutto il territorio comunale, nessuna zona esclusa visto che è uno degli alberi simbolo di Reggio Calabria, si possono vedere gli esemplari di palma infettati, molti dei quali sono già in fase terminale. E’ un pericolo incombente su buona parte dei palmizi cittadini, se non si provvede urgentemente si rischia di perdere tutto il patrimonio reggino delle Arecaceae . Forse oltre all’ordinanza i commissari avrebbero dovuto potenziare i controlli sul territorio, la distruzione del patrimonio vegetale oltre che un danno di valore inestimabile, potrebbe essere l’ultimo dei cattivi ricordi che l’esperienza commissariale ci lascierebbe.

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