G7 rubrica terzo settore. Integrazione si fa con cittadini bene informati

(DIRE) Roma, 4 Dic. – L’Italia è interessata ormai da decenni dal fenomeno delle migrazioni da Paesi europei ed extra europei, e in questo senso il Terzo settore si distingue per dinamismo, non solo per quanto riguarda l’accoglienza e il sostegno di chi arriva in cerca di opportunità, partendo da una condizione di svantaggio, ma anche per favorire l’integrazione dei ‘nuovi cittadini’ nel tessuto sociale a 360 gradi. Stando agli ultimi dati del ministero del Lavoro e delle politiche sociali relativi al 2022, in Italia il ‘Registro delle associazioni, degli enti e degli altri organismi privati che svolgono attività a favore dei cittadini migranti’ ammontano a 809 – una quarantina in media a regione – segnando un 22% in più rispetto al 2021. Altre 176 associazioni si occupano di realizzare programmi di assistenza e integrazione sociale per vittime di violenza di genere, prostituzione, tratta, violenza e abusi sui minori o grave sfruttamento.

In totale, questi organismi vedono impegnate 35mila persone fra dipendenti e collaboratori, a cui vanno aggiunti volontari ed esperti esterni. Infine, ammontano a 1.135 le associazioni migranti, ossia fondate e formate da persone di origine straniera. Un tema importante, dunque, che coinvolge molti altri Paesi del continente e chiama in campo anche l’Unione europea, che nei mesi scorsi si è dotata di nuove norme – racchiuse nel Patto sulla migrazione e l’asilo – per governare il fenomeno. Una dinamica che però necessita ancora di molti spunti e passi in avanti per superare una certa “strumentalizzazione politica”, che aiuti i cittadini a “progredire su quel percorso di accettazione del diverso, che è tra i valori fondanti dell’Ue”. A parlarne con l’agenzia Dire è Laura Ghiandoni, fondatrice e presidente di Connect, associazione nata nel 2020 a Roma e formata da volontari e professionisti della comunicazione. Il suo obiettivo è invertire quella “deriva anti-democratica che sta vivendo l’Europa”.

Grazie a donazioni private, Connect realizza una serie di attività che favoriscono la comunicazione tra attori sociali e minoranze, e tra le minoranze stesse, per superare pregiudizi e discriminazione razziale. La prospettiva è far sì che l’integrazione diventi conseguenza naturale del vivere insieme a partire da dati di realtà. Un ruolo che è valso a Connect la partecipazione al 9° Forum europeo sulle migrazioni, che si è tenuto a Bruxelles il 28 e il 29 novembre. “Durante il forum- riferisce Ghiandoni- abbiamo avuto la possibilità di veicolare alcuni concetti chiave: primo, che la partecipazione dei cittadini negli Stati membri nel rendere più efficace il Patto può essere garantita solo con un grande lavoro di comunicazione, che andrebbe compiuto in modo strategico e capillare.

La nostra proposta è una strategia europea, perché la comunicazione sulla migrazione è spesso strumentalizzata a livello elettorale”. La presidente continua: “Sappiamo che un Paese caratterizzato da una popolazione anziana ha diversi vantaggi ad accogliere: si possono, ad esempio, ripopolare i borghi, o rispondere alla richiesta di manodopera”. Per questo bisognerebbe favorire anche un lessico nuovo, che sfugga allo stigma o alla “targhetizzazione negativa” di chi non ha voce. La proposta, continua Ghiandoni, è allora a superare termini come “pressione migratoria”, utilizzato anche a livello legislativo europeo, ma che non tiene conto della reale situazione di Stati come l’Italia dove c’è una diminuzione della popolazione legata al crollo delle nascite, oppure le condizioni di partenza delle persone, oppure lo stesso termine “immigrato”.

“Siamo tutti in movimento- osserva la responsabile- e si potrebbe sostituire semplicemente questa parola con ‘persona’, perché è ciò che siamo tutti”. Connect si è occupata anche di sostenere le comunità di origine nigeriana ed etiope, “lottando con loro per contrastare le false notizie e la targhetizzazione di chi non ha voce, magari con fini politici”. La seconda proposta che Connect ha presentato al Forum è quella a “valorizzare maggiormente le ‘best practice’, come quelle osservate in Canada che, ormai qualche decennio fa, ha integrato gli immigrati con successo. Storie di questo genere potrebbero a loro volta ispirare un cambiamento di narrativa”.

Più in generale, l’associazione aderisce all’appello di quegli organismi che propongono “un piano sulle migrazioni all’avanguardia, che lavori contemporaneamente sia sul fronte sociale ed economico, sia sulla comunicazione, investendo nel valorizzare esperienze passate, da un lato, e nella ricerca di nuovi strumenti, dall’altro, per aiutare i cittadini a progredire su quel percorso di accettazione del diverso, che è tra i valori fondanti dell’Ue”. Dato che integrazione e solidarietà vanno di pari passo con l’educazione, Connect ha lanciato per Natale l’iniziativa ‘Libro sospeso’. Spiega Ghiandoni: “Con Sant’Egidio, la testata La Ghigliottina e l’associazione di categoria Giornalisti 2.0, puntiamo a contrastare la povertà educativa raccogliendo libri nuovi nelle librerie di Roma che hanno aderito, per consegnarli a bambine e bambini delle Scuole della pace di Sant’Egidio”. Perché è ormai confermato dai dati che la povertà materiale produce anche povertà educativa. (Alf/Dire) 10:01 04-12-24

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