(DIRE) Bologna, 4 Dic. – Venti ettari al giorno persi, al ritmo 2,3 metri quadrati ogni secondo: nel giro di dodici mesi appena, in Italia, le nuove coperture artificiali si sono mangiate altri 72,5 chilometri quadrati di suolo. È il dato che Slow Food Italia sottolinea dopo l’uscita dell’edizione 2024 del rapporto di Ispra Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. “Il consumo di suolo avanza, anche se non ve ne sarebbe affatto bisogno, visto che la popolazione che vive in Italia continua a diminuire”, fa notare Slowfood. “Nel rapporto si scoprono cose interessanti, ad esempio che, tra il 2006 e il 2023, il 12,5% del consumo totale di suolo è imputabile agli impianti fotovoltaici a terra: il dato è estremamente rilevante, tanto più se si mette a confronto con le altre voci come la costruzione di edifici e fabbricati (16% del totale) o strade pavimentate (8%)”.
Nel 2023, gli ettari consumati per far posto a impianti fotovoltaici a terra è aumentato del 60% rispetto all’anno precedente (421 ettari rispetto ai 265 ettari della rilevazione del 2022). Veneto, Piemonte e Sicilia guidano questa classifica “tanto triste quanto assurda, se si pensa che (sempre dall’analisi di Ispra) installando pannelli fotovoltaici ‘sui tetti degli edifici e dei fabbricati esistenti, esclusi i centri storici dei principali comuni e tutti i centri e agglomerati urbani minori’, si raggiungerebbe la soglia di energia rinnovabile prevista dal Piano nazionale integrato energia e clima”. Inoltre nel 2023, altri 504 ettari di suolo consumato sono imputabili alla logistica e alla grande distribuzione.
“Si tratta di un’altra assurdità, se si pensa all’abbondanza di capannoni già costruiti e attualmente vuoti. È sufficiente spostarsi nelle periferie industriali di qualsiasi città italiana per rendersi conto dell’offerta di spazi oggi inutilizzati”, aggiunge Slowfood. “Alla luce di questi dati, Slow Food Italia- dichiara Barbara Nappini, presidente dell’associazione – chiede alle istituzioni e agli organi di governo: provvedimenti per frenare il consumo di terreno agricolo; l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e delle strutture già esistenti, salvaguardando il terreno fertile; la realizzazione di un censimento degli spazi commerciali di grande dimensione oggi inutilizzati, promuovendone il riutilizzo.
Non possono e non devono essere le esigenze di bilancio, per altro comprensibili, degli enti locali a indirizzare le politiche in materia di urbanistica, tanto più che i costi legati alla perdita dei servizi ecosistemici sono nettamente superiori a qualsiasi onere di urbanizzazione”. Infine, Slow Food Italia rivolge un appello ai cittadini: “Se si dispone di una porzione di terra, anche se di dimensioni esigue o in ambito urbano, la si destini a un piccolo orto o a una siepe fiorita con essenze amiche degli impollinatori, lasciando i pannelli sul tetto”. (Red/ Dire) 03:07 04-12-24