(DIRE) Cagliari, 25 Nov. – Stop dalla Commissione nazionale per la valutazione di impatto ambientale al progetto in Sardegna per installare l’impianto agrivoltaico “Palmadula Solar” da 360 megawatt di potenza- e un sistema di accumulo di 82,5 di megawattora- il più grande mai proposto in Italia per potenza e dimensione. La Commissione, con il contributo della Regione attraverso un proprio rappresentante, ha espresso parere negativo al progetto. L’infrastruttura, che avrebbe occupato oltre 1.043 ettari nel comune di Sassari, è stata giudicata incompatibile con le esigenze di tutela ambientale e della biodiversità. “Questo risultato conferma l’impegno determinato della Regione nel difendere il proprio territorio da interventi che potrebbero causare danni irreparabili all’ambiente, al paesaggio e ai valori culturali unici che caratterizzano la nostra isola- il commento dell’assessora all’Ambiente, Rosanna Laconi-.
Il nostro obiettivo è garantire uno sviluppo sostenibile che non comprometta le risorse naturali e identitarie della Sardegna”. L’area interessata dall’impianto, ricorda lo stesso assessorato, è caratterizzata da habitat naturali di alto valore ecologico, inclusi territori contigui a siti della “Rete natura 2000”, fondamentali per la conservazione di specie protette e per il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico. La realizzazione del progetto, fa sapere Laconi, “avrebbe comportato una significativa sottrazione di habitat naturali, compromettendo le connessioni ecologiche e incrementando il rischio di frammentazione ambientale”. E ancora “impatti cumulativi che avrebbero trasformato il territorio da agricolo a infrastrutturato, con gravi conseguenze per suolo, biodiversità e paesaggio”.
Infine un’alterazione “irreversibile del paesaggio agricolo della Nurra, un’area di pregio naturale e culturale, violando i principi di sostenibilità ambientale”. Nella stessa riunione, è arrivato dalla Commissione anche il parere negativo su un altro impianto agrivoltaico a Guspini, Sud Sardegna, che avrebbe occupato un’area di circa 80 ettari per una potenza di 64,4 megawatt. Le ragioni del diniego, anche in questo caso, sono riconducibili a motivi di incompatibilità con aree di pregio naturale e culturale, con il rischio che l’impianto potesse determinare un’alterazione del paesaggio rurale e impatti su aree protette e siti ad alta valenza ecologica. (Api/ Dire) 10:47 25-11-24