Il rally del Bitcoin continua e, secondo gli analisti, siamo solo all’inizio. La criptovaluta più popolare al mondo ha superato per la prima volta i 90.000 dollari. Questo slancio, ormai noto, è alimentato dall’ottimismo degli operatori dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA.
Durante la campagna elettorale, Trump, che in passato aveva definito le criptovalute una “truffa”, ha promesso una regolamentazione più morbida per le monete virtuali, abbracciando gli asset digitali e facendo una serie di promesse alla comunità delle criptovalute.
Tra queste promesse figurano il ridimensionamento delle normative federali, il licenziamento del presidente della SEC, Gary Gensler, l’impegno a costruire una riserva statunitense di criptovalute e a rendere gli Stati Uniti “la capitale delle criptovalute del pianeta”. Il mercato ha reagito positivamente a questa apertura, registrando un’impennata del 112% negli ultimi 12 mesi. Anche i prezzi delle altre criptovalute sono aumentati, con il token meme Dogecoin che ha raggiunto il massimo degli ultimi tre anni.
Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares, ha dichiarato che Trump ha sempre mostrato un forte sostegno verso gli asset digitali, prospettando un futuro roseo per le criptovalute.
Le sue dichiarazioni di voler fare degli Stati Uniti un hub globale per il trading e lo sviluppo di questa classe di attività, insieme alla sua tendenza a favorire una deregolamentazione dell’economia, potrebbero aprire nuove possibilità e creare migliaia di posti di lavoro a livello nazionale.
Fritz osserva che, considerando la composizione del nuovo Congresso, ci sono 247 candidati favorevoli alle criptovalute (e 113 contrari) alla Camera dei Rappresentanti e 15 candidati favorevoli (contro 10) al Senato. Un tale sostegno istituzionale potrebbe innescare una crescita e una stabilità del Bitcoin mai viste nelle precedenti amministrazioni, quando la maggioranza parlamentare era ostile.
Inoltre, Trump ha riconosciuto il ruolo di riserva di valore del Bitcoin, affermando che, se avesse vinto le elezioni, non avrebbe venduto nemmeno un’unità di quelle detenute dal governo statunitense, arrivando a proporre la creazione di una riserva strategica in Bitcoin.
LL