Convegno Confcooperative Federsolidarietà su cooperazione sociale e carceri

Brunetta: portiamo i call center pubblici e privati dentro gli istituti penitenziari

“Dobbiamo usare le nuove tecnologie come ponte per collegare carceri e società civile. L’informatizzazione di tutte le carceri è la chiave di volta, perché significa maggiore efficienza burocratica-amministrativa ma anche nuovi luoghi dentro le carceri che fungano da catalizzatori di lavoro e di formazione. Pensiamo ai call center, privati ma anche della Pubblica Amministrazione. Portiamoli dentro il carcere! In tutte le 189 carceri che abbiamo in Italia.

Se in tutto il sistema penitenziario avessimo un certo numero di addetti ai call center sarebbe un primo nucleo di efficienza e di produttività. Su questo vogliamo presentare un nuovo disegno di legge di iniziativa CNEL, che introduca una riserva obbligatoria di servizi di call center della PA da attivare negli istituti penitenziari, per favorire il reinserimento occupazionale dei detenuti”. Così il presidente del CNEL Renato Brunetta al convegno che si è tenuto oggi a Villa Lubin su “Cooperazione sociale e giustizia: un ponte tra carcere e società”, organizzato da Confcooperative Federsolidarietà.

“AL LAVORO SU GIUSTIZIA MINORILE E SANITÀ PENITENZIARIA”

“Fare ponti – ha aggiunto Brunetta – è una delle cose più belle. I ponti uniscono, portano comunicazione, ricchezza, scambi e quindi anche rispetto. Se applichiamo questa metafora al mondo del carcere tutto ciò assume un valore ancora più forte e pregante. Il CNEL ha realizzato lo scorso aprile un momento particolarmente importante nel rapporto tra carcere e società civile, con la giornata di lavoro Recidiva Zero, organizzata in collaborazione con il Ministero della Giustizia e il DAP.

Ne è poi scaturito il primo disegno di legge di questa Consiliatura, dedicato a studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere. Ora continueremo a seguire l’iter di questo Ddl, incardinato presso la Camera dei Deputati e il Senato. Ma non solo. Il Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, che abbiamo insediato presso il CNEL, è al lavoro su due temi di estrema rilevanza, emersi nella giornata di aprile: giustizia minorile e sanità penitenziaria”.

“APPLICARE CCNL A DETENUTI CHE LAVORANO”

“La stragrande maggioranza dei detenuti – ha proseguito il presidente del CNEL – che lavorano lo fa alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, talvolta solo per poche ore al giorno o al mese. E la gran parte lo fa senza l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro. Per questo nel disegno di legge d’iniziativa CNEL che abbiamo inviato al Parlamento è previsto che al detenuto che lavora sia applicato il CCNL territoriale e aziendale stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Sarebbe una vera rivoluzione”.

“PER REINSERIMENTO LAVORATIVO DOBBIAMO CAPIRE CHI SONO”

“Quando parliamo di reinserimento occupazionale dei detenuti – ha sottolineato Brunetta – ci riferiamo a un universo che non è fatto solo di circa 60 mila persone recluse ma di altre circa 100 mila in esecuzione esterna e ulteriori 100 mila in attesa di esecuzione della pena. Parliamo, quindi, di oltre 250 mila persone. Se vogliamo governare questo universo e favorire processi di reinserimento lavorativo dobbiamo conoscerlo, cercando di profilare queste persone e capire chi sono, che titoli di studio hanno, quali storie professionali hanno alle spalle. Per molti di loro non abbiamo dati o è difficile acquisirli”.

“APPLICARE CCNL A DETENUTI CHE LAVORANO”

“La stragrande maggioranza dei detenuti che lavorano lo fa alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, talvolta solo per poche ore al giorno o al mese. E la gran parte lo fa senza l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro. Per questo nel disegno di legge d’iniziativa CNEL che abbiamo inviato al Parlamento è previsto che al detenuto che lavora sia applicato il CCNL territoriale e aziendale stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Sarebbe una vera rivoluzione. Su un tema così – ha concluso Brunetta – non c’è maggioranza e opposizione. Su un tema così non ci si può dividere”.

RUSSO: CON IL CNEL PER DARE CONCRETEZZA A MANDATO COSTITUZIONALE SU RIEDUCAZIONE DETENUTI

“La collaborazione che da tempo abbiamo avviato con il CNEL ci consente di affrontare due ambiti chiave per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti: la necessità di prevedere un ‘lavoro vero’ e l’implementazione e la sistematizzazione delle reti sociali. Il CNEL ha fatto da catalizzatore di nuove energie e ha scelto di dare concretezza, collaborando con il DAP e il Ministero della Giustizia, al mandato rieducativo previsto dalla Costituzione. Voglio sottolineare anche l’importanza del Protocollo d’Intesa che sigliamo oggi con Confcooperative Federsolidarietá, volto a valorizzare e replicare le buone pratiche delle cooperative sociali. L’obiettivo di fondo è di implementare le reti e metterle a sistema. Per quanto concerne il tema del lavoro, circa 18 mila detenuti lavorano alle dipendenze del DAP, ma di fatto alla mansione svolta non corrisponde una remunerazione. Questo non è il lavoro a cui pensiamo. È necessario che i detenuti siano equiparati agli altri lavoratori, avendo un contratto con una retribuzione prevista per legge”. Lo ha affermato Giovanni Russo, Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

GRANATA: LAVORO IN CARCERE PER ABBATTERE RECIDIVA

“La correlazione tra la recidiva e il lavoro in carcere – ha dichiarato Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà – è innegabile: su 100 detenuti che seguono percorsi di formazione e di inserimento lavorativo in carcere, meno del 10% torna a delinquere. Il ruolo di Confcooperative Federsolidarietà è fondamentale nel garantire il diritto alla riabilitazione sociale dei detenuti. Un detenuto su tre tra quelli occupati nel privato è assunto da una cooperativa sociale associata a Confcooperative Federsolidarietà. La proposta del CNEL di coinvolgere la Pubblica Amministrazione come committente stabile è un importante passo avanti per garantire politiche di reinserimento socio lavorativo dei detenuti all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari, così come previsto dalla nostra Costituzione”.

GARDINI: COLLABORAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO

“Stiamo affrontando una sfida impegnativa – ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – quella di districarci tra le fragilità e i problemi del sistema carcerario italiano. Abbiamo la necessità di innescare processi che vadano nella direzione giusta e che interpretino da una parte la sussidiarietà e dall’altra la collaborazione tra istituzioni. Oggi siamo qui a dare slancio alla costruzione di reti solide di rapporto e di dialogo reciproco. Siamo pronti ad affrontare la sfida puntando su una fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato”.

PANTAROTTO: INTESA CON DAP PER REINSERIMENTO SOCIALE DETENUTI

“La nostra rete è costituita da oltre 110 cooperative sociali. Un’organizzazione che contribuisce più di tutte al soddisfacimento dei criteri previsti dalla Legge Smuraglia. È una rete ramificata sul territorio che impiega 1.100 persone sottoposte a esecuzione penale. Siamo orgogliosi di firmare oggi un Protocollo d’Intesa con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, un accordo che ci consentirà di superare gli impedimenti che a oggi non ci consentono di garantire la piena realizzazione del reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti”. Così Luciano Pantarotto, coordinatore del Gruppo di lavoro Giustizia di Confcooperative Federsolidarietá.

DE STRADIS: FORMAZIONE ATTRAVERSO UN APPROCCIO PERSONALIZZATO

“Il Ministero della Giustizia è impegnato nel sostenere e attivare iniziative sul territorio nazionale per l’inclusione socio-lavorativa dei detenuti, garantendo percorsi di formazione a tutti i livelli, sia scolastica che professionalizzante. L’obiettivo è costituire su tutto il territorio nazionale una rete stabile nel tempo. Sono previsti tutor specializzati, con il compito di individuare il percorso migliore in base alle peculiarità del soggetto preso in carico.

Inoltre, è stata predisposta una piattaforma online per tracciare le competenze acquisite durante la formazione e permettere ai datori di lavoro di conoscere il percorso effettuato dal detenuto. È un approccio personalizzato e quindi centrato sulle esigenze e le caratteristiche individuali”. Così Gabriella De Stradis, membro della Direzione Generale per il coordinamento delle politiche di coesione del Ministero della Giustizia.

GIORDANO: FONDAMENTALE LA SOSTENIBILITÀ DEI PROGETTI

“La cooperazione sociale è centrale per il progetto ‘Recidiva zero’, fortemente voluto dal CNEL. Non basta una legge, perché siamo di fronte a una sfida organizzativa, sociale e culturale. Per vincerla è fondamentale che la cooperazione sociale tenga conto di un aspetto cruciale: la sostenibilità.

Le imprese sociali devono proporre progetti capaci di creare valore economico e sociale. Se manca equilibrio tra le due componenti, il progetto imprenditoriale non avrà successo nel lungo periodo. La sostenibilità e la fattibilità di un progetto sono, dunque, due fattori essenziali per dare concretezza al tema del reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti”. Lo ha evidenziato Filippo Giordano, docente di Management alla LUMSA e componente del Segretariato permanente del CNEL per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale.

MINUNZIO: NECESSARIO SISTEMATIZZARE LE BUONE PRATICHE
“L’azione del CNEL sull’abbattimento della recidiva è iniziata con un accordo interistituzionale stipulato con il Ministero della Giustizia. L’evento che abbiamo organizzato lo scorso 16 aprile, a seguito dell’intesa, è stato uno spartiacque sul tema del carcere. A distanza di un anno, visti gli effetti positivi prodotti in termini di consapevolezza sulle reali possibilità di perseguire gli obiettivi, vogliamo replicare quell’esperienza, anche con il coinvolgimento dei detenuti, veri protagonisti in quanto destinatari di questo ambizioso programma.

Uno dei punti più critici dell’attuale scenario penitenziario è l’approccio alle attività propedeutiche all’abbattimento della recidiva. Spesso si tratta di attività efficaci ma sporadiche e poco diffuse. Il focus del lavoro portato avanti dal Segretariato permanente istituito al CNEL è la sistematizzazione delle buone pratiche nella formazione e lavoro dei detenuti in carcere e fuori dal carcere”. Così Emilio Minunzio, consigliere CNEL e presidente del Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, intervenuto nella sessione pomeridiana del convegno.

fonte: https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/4471/CONVEGNO-CONFCOOPERATIVE-FEDERSOLIDARIET192-SU-COOPERAZIONE-SOCIALE-E-CARCERI

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