(DIRE) Roma, 12 Set. – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la risoluzione con cui estendere fino al 12 settembre 2025 le sanzioni su individui ritenuti responsabili della guerra civile in corso in Sudan da quasi un anno e mezzo. “Il rinnovo delle misure sanzionatorie”, come ha detto Robert A. Wood, rappresentante per gli Affari politici speciali degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, “limiterà il movimento di armi nel Darfur e sanzionerà individui ed entità che contribuiscono o sono complici di attività destabilizzanti del Sudan. Tutto ciò è fondamentale per contribuire a porre fine al conflitto in escalation, alleviare la catastrofe umanitaria e rimettere il Sudan sulla strada della stabilità e della sicurezza. Gli Stati Uniti- ha assicurato il funzionario- rimangono impegnati nei confronti del popolo sudanese e continueranno a lavorare a stretto contatto con il Sudan”.
Nel mirino delle misure, ci sarebbero in particolare esponenti delle Forze di supporto Rapido (Rsf), sebbene un recente report delle Nazioni Unite punti il dito sia contro i paramilitari che contro esponenti dell’esercito, accusati di commettere violenze sui civili e di violare il diritto internazionale. Le misure sanzionatorie, oltre a prevedere un embargo sulla vendita di armi, impongono anche il congelamento di beni e divieti di viaggio. La seduta del Consiglio di sicurezza è stata anche occasione per un nuovo confronto tra rappresentanti della giunta sudanese e delle autorità degli Emirati Arabi Uniti, questi ultimi accusati dai rappresentanti di Khartoum di sostenere con armi e fondi i paramilitari delle Rsf. Gli esponenti di Abu Dhabi hannuo nuovamente negato ogni coinvolgimento, sostenendo che le accuse servirebbero a sviare l’attenzione dagli “insuccessi dell’esercito” contro i guerriglieri delle Rsf.
Stamani intanto l’Onu, attraverso il Fondo per l’infanzia (Unicef) è tornata a lanciare l’allarme sulla situazione umanitaria nel Paese. “Secondo le notizie, all’inizio di questa settimana, almeno 30 bambini sono stati uccisi o feriti dai bombardamenti multipli che hanno colpito la città di Sennar” ha detto in una nota Sheldon Yett, rappresentante dell’Unicef in Sudan. “Questi terribili attacchi- ha proseguito Yett- continuano a causare gravi danni e sofferenze ai bambini, oltre a danni diffusi e distruzione di infrastrutture essenziali da cui i bambini dipendono. L’anno scorso, le armi esplosive sono state responsabili di oltre la metà dei casi di bambini uccisi o feriti in Sudan, come documentato dalle Nazioni Unite”.
Il rappresentante ha detto che “nel 2023, il Sudan ha registrato il più alto numero di gravi violazioni accertate contro i bambini in oltre un decennio. Si stima che il 72% delle violazioni abbia riguardato l’uccisione e la mutilazione di bambini, seguite dal reclutamento e dall’utilizzo di bambini da parte di gruppi armati e dalla violenza sessuale”. Informazioni che l’Onu continua a ricevere anche nel 2024 “riguardo a un numero sconvolgente di bambini uccisi e mutilati da pesanti bombardamenti aerei, dall’uso dell’artiglieria e dal fuoco di armi leggere. Le bambine hanno sopportato un fardello particolarmente pesante, affrontando rischi terrificanti per la loro sicurezza, tra cui lo stupro e altre forme di violenza sessuale. L’ondata di atrocità scatenata sui bambini in Sudan deve finire”. Il responsabile ha concluso: “La violenza contro i bambini e gli attacchi alle infrastrutture civili devono finire. L’Unicef rinnova l’invito a tutte le parti a rispettare gli obblighi del Diritto Internazionale Umanitario e a prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i bambini”. (Alf/Dire) 12:30 12-09-24