(DIRE) Bologna, 10 Set. – I rischi dell’intelligenza artificiale, del tracciamento personale, della sorveglianza continua. Sono il tema della mostra ‘When they see us’, voluta alla biblioteca Salaborsa di Bologna dall’organizzazione culturale Sineglossa e promossa dalle associazioni The Good Lobby e Hermes Center for Digital Rights e info.nodes, già attive per la campagna contro il riconoscimento biometrico ‘Reclaim your face’. La mostra aprirà al pubblico martedì 17 settembre nella sede di piazza del Nettuno 3. L’esposizione è la prima iniziativa di The Next Real, una rassegna di eventi che l’associazione Sineglossa curerà a Bologna tra settembre 2024 e giugno 2025, su arte, intelligenza artificiale e società. Il percorso espositivo affronta il tema dei diritti digitali, riflettendo sui rischi dell’intelligenza artificiale e sulle minacce della sorveglianza biometrica, attraverso alcune installazioni dell’artista belga Dries Depoorter, e alcune opere del progetto ‘The glass room misinformation edition’ del gruppo di ricerca Tactical Tech.
A inaugurare l’esposizione, alle 18 del 17 settembre, sarà un talk tenuto dall’artista con il filosofo e saggista Franco “Bifo” Berardi e a Federico Bomba, direttore artistico dell’associazione Sineglossa, moderato da Antonella Napolitano dell’Hermes Center. La mostra ‘When they see us’ prende il titolo dall’omonima miniserie televisiva che racconta la storia di un gruppo di afroamericani ingiustamente accusati di un crimine, solo per il fatto di essere sulla carta i perfetti indiziati. Le opere esposte, attraverso diversi linguaggi, aprono una riflessione sui rischi di discriminazione e disuguaglianza che uno sguardo automatizzato può amplificare in maniera incontrollata. Nelle sue opere, Depoorter “invita il pubblico ad assumere un atteggiamento attivo, critico e consapevole verso i sistemi di controllo nello spazio pubblico, suggerendo la necessità di una scelta tra agire con responsabilità ed empatia o diventare semplici macchine esecutrici” si legge in una nota dell’associazione Sineglossa.
Tra le opere in mostra, l’installazione ‘Jaywalking’ (2015-2024), composta da una serie di schermi che riportano in diretta le immagini catturate da webcam di sorveglianza collocate presso gli incroci stradali di diversi Paesi. Sui monitor scorrono le immagini di pedoni che attraversano incautamente la strade, fuori dalle strisce pedonali. Al visitatore è data la possibilità di premere un pulsante e inviare un’email alla stazione di polizia più vicina, segnalando un pedone. ‘Surveillance speaker’ (2018-2024) utilizza i più recenti strumenti nel campo dei software di visione artificiale: grazie a un sistema di intelligenza artificiale, un altoparlante racconta ciò che accade nell’ambiente circostante, leggendo le immagini trasmesse in tempo reale da una telecamera posta in cima a un palo. Questo lavoro vuol far riflettere, in modo provocatorio, sui cambiamenti del comportamento umano, causati da forme di controllo. ‘Border birds’ è il progetto più poetico tra quelli in mostra, opera dell’artista e della sorella Bieke.
L’installazione si compone di immagini di uccelli che attraversano i confini, catturate con l’aiuto di telecamere aperte e intelligenza artificiale. Hanno immortalato 24 ore su 24, sette giorni su sette, tra il 10 marzo e il 10 aprile 2022, più di 3.474 uccelli attraversare i confini tra Messico e Stati Uniti, Marocco e Spagna, Grecia e Turchia, Francia e Inghilterra. “La mostra nel suo complesso propone una riflessione sulle implicazioni etiche di uno sguardo meccanico che osserva, analizza e giudica- spiega Federico Bomba, presidente di Sineglossa-. Fino a oggi il potersi riconoscere tra simili è stata considerata un’esperienza significativa riservata agli esseri viventi, in grado di rendere i propri simili vicini, familiari. Con l’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale nelle tecnologie biometriche, la capacità di riconoscere ed essere riconosciuti a partire dalle proprie caratteristiche, fisiche o comportamentali, passa a essere un’abilità anche delle macchine”.
Un potenziale fattore dirompente che erode la soglia tra pubblico e intimo, privato. In nome della sicurezza, il vedere diventa un fatto quantitativo con cui i governi possono esercitare forme di potere invisibile e le aziende produrre profitti in nome della sorveglianza di massa. L’essere visti, d’altro canto, rende le comunità marginali più vulnerabili, vittime di macchine allenate con dati che amplificano e rendono ineluttabili pregiudizi già presenti nelle società. Dries Depoorter, classe 1991, è un artista belga che lavora con la tecnologia. Le sue opere, accattivanti e umoristiche, affrontano temi come la privacy, i social media, l’intelligenza artificiale e la sorveglianza. Tra le sue creazioni ci sono diversi prodotti come app, giochi e installazioni interattive. Ha studiato elettronica per sei anni, per poi iscriversi ad una scuola d’arte. Oggi Depoorter espone e tiene conferenze a livello internazionale e lavora come libero professionista occupandosi di processi digitali. (Mal/ Dire) 10:03 10-09-24