(DIRE) Roma, 30 Ago. – Se nuove tecnologie e ricerca di profitto “vanno insieme” c’è il rischio che l’intelligenza artificiale aggravi il divario tra Nord e Sud del mondo: così all’agenzia Dire il cardinale Peter Turkson, cancelliere della Pontificia accademia delle Scienze nonché prefetto emerito del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. L’intervista si tiene a margine di un incontro al Circolo degli esteri, promosso da Fondazione Child e Telefono Azzurro. Le due organizzazioni hanno premiato il cardinale Turkson per l’impegno a tutela dei diritti dei bambini, evidenziando nelle loro motivazioni il supporto fornito sia alla lotta contro la tratta di esseri umani sia al monitoraggio delle “nuove frontiere digitali” e del mondo online. Con il porporato di origine ghanese si parla allora anche di rapporti internazionali, nella prospettiva della giustizia e dell’esigenza che nessuno sia lasciato indietro.
“Il tema del divario è centrale e reale” sottolinea il cardinale Turkson, rispondendo sul tema dell’intelligenza artificiale, a margine dell’incontro. “La sperimentazione scientifica non aspetta chi è più lento; chi è veloce corre e chi è lento può al massimo ricevere qualche aiuto”. Secondo il cancelliere della Pontificia accademia, “gli affari obbediscono a motivazioni economiche” e “tecnologia e ricerca di guadagno a volte si mettono insieme”. Anche da qui l’esigenza di prestare attenzione. “C’è un ‘divide’, sì, ma è anche vero che ognuno può spingere in qualsiasi direzione” sottolinea il cardinale Turkson. “Ci sono mille usi e mille possibilità, buone e non buone: nella mia regione di origine, l’Africa occidentale, soprattutto in Nigeria e in Ghana, molte persone usano ad esempio l’Ia per creare spam o identità false in modo da poter chiedere poi un riscatto”.
I rischi sono anche altri. Il cardinale Turkson lo evidenzia soffermandosi sulle parole di papa Francesco, primo pontefice a intervenire a un vertice di capi di Stato e di governo del G7. È accaduto a Borgo Egnazia, in Puglia, il 14 giugno scorso, a partire da un’iniziativa politica e dall’invito della presidenza italiana del forum. In questa occasione Francesco ha definito l’Ia “uno strumento affascinante e tremendo”, che impone “una riflessione all’altezza della situazione”. Un passaggio è stato dedicato anche alle disuguaglianze, sia su un piano internazionale sia all’interno dei singoli Paesi. “L’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenta una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali” ha detto il Papa.
“Ad esempio, l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti”. Francesco ha continuato: “Al tempo stesso potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia tra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una ‘cultura dell’incontro’ a vantaggio di una ‘cultura dello scarto'”. Un capitolo a parte riguarda l’impiego dell’Ia in ambito militare. Al tema il papa ha dedicato il messaggio per la Giornata mondiale della pace celebrata dalla Chiesa cattolica lo scorso primo gennaio. La prospettiva è per certi versi rovesciata, pronta a evidenziare le opportunità e non solo i rischi.
Nel testo Francesco auspica che le più avanzate applicazioni tecnologiche siano impiegate “per pavimentare le vie della pace”. Secondo il papa, “in un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale”. Francesco parla in questo senso di una “algor-etica”, vale a dire lo “sviluppo etico degli algoritmi” nella sperimentazione, nella progettazione, nella produzione e nella commercializzazione. Il messaggio si conclude con un augurio per il 2024: “Che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo”, l’auspicio del papa, “ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana”.
A rilanciare l’appello a sviluppare “un’algoretica”, intesa come “nuovo linguaggio universale che sia in grado di tradurre le direttive etiche in istruzioni eseguibili dalle macchine”, è anche padre Paolo Benanti. Francescano, professore di Bioetica ed etica delle tecnologie all’Università gregoriana, è l’unico italiano membro dell’advisory board nominato dall’Onu per formulare raccomandazioni sul tema dell’intelligenza artificiale. Le sue proposte saranno al centro del Summit del futuro, previsto a New York nel prossimo settembre e chiamato ad approvare i principi e le regole del Global Digital Compact. A indicare una via possibile è ancora il cardinale Turkson. “Ci sono piccoli gruppi di ricercatori dell’Ia che vogliono creare data center con dati etici e misericordiosi” sottolinea il cancelliere della Pontificia accademia. “Hanno questo desiderio e sono già al lavoro su una direzione alternativa”. (Vig/Dire) 10:02 30-08-24