In estate aumentano le IST, Simit: serve un’educazione sessuale che parta dall’età scolastica

 (DIRE – Notiziario settimanale Sanità) Roma, 9 Lug. – Educazione civica e sanitaria come tema partecipativo per una sana sessualità, una riforma comprensibile dei servizi sanitari sul territorio, tutto all’insegna della prevenzione: sono questi i termini chiave prioritari per superare le reticenze e generare consapevolezza sulle infezioni a trasmissione sessuale. I dati relativi a queste ultime, dalla clamidia alla gonorrea alla sifilide, sono in preoccupante aumento in Italia. Lo spiega la Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit), in un comunicato. Con l’estate si viaggia di più e si moltiplicano le occasioni di incontro e relazione tra individui, aumentando così i possibili rapporti occasionali, che possono nascondere il rischio di Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST). Mentre restano le minacce di HIV ed Epatite C, su cui spesso non vi è piena consapevolezza, sottolinea la Simit.

UN’EDUCAZIONE CIVICA COMPLETA PER LA SANITA’ DEL FUTURO – Dal Ministero della Salute è partito l’appello per un’educazione civica che inizi in età scolastica, che spazi dall’affettività alla sessualità; per servizi sul territorio, come i check point che caratterizzano già le fast track cities, in cui si offre la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP), si effettuano test rapidi per Epatite C e HIV, avviando al trattamento le persone infette, si danno informazioni e strumenti di prevenzione per un sesso sicuro. Questi contenuti sono stati oggetto del terzo appuntamento dell’anno del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con altre società scientifiche (in questa occasione Aisf, Simg, SIMaST, SIMSPe, SIPaD), associazioni di pazienti, rappresentanze della società civile e delle imprese, decisori politici, istituzioni.

L’incontro scientifico-istituzionale “Dall’educazione sanitaria alla consapevolezza dei comportamenti: aspetti clinici e sociali”, si è tenuto presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute organizzato da Aristea International e ha visto il susseguirsi di tre tavole rotonde moderate dal giornalista scientifico Daniel Della Seta. Ad aprire la giornata i saluti istituzionali del Prof. Francesco Saverio Mennini, Capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute, che si è espresso in favore di un processo di formazione e informazione che riguardi la cittadinanza tutta e che potrà essere oggetto di una collaborazione tra i diversi ministeri.

Fondamentali i nuovi modelli organizzativi e gestionali con auspicabili vantaggi economici. Sulle diverse strategie da intraprendere hanno aperto il dibattito il Prof. Claudio Mastroianni, Past President Simit, e il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico Simit. “I concetti di prevenzione, educazione e territorio rappresentano un punto di riferimento concreto- ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni- I più giovani devono essere guidati sin dalla formazione scolastica verso uno stile di vita corretto e comportamenti virtuosi. Abbiamo gli strumenti per fare prevenzione: vaccini contro varie patologie, la PrEP contro l’HIV, le risorse per gli screening per l’Epatite C, grazie alle quali recentemente è stato possibile rilevare che in Italia vi erano 13mila persone positive inconsapevoli di avere l’infezione; è stato possibile avviarle al trattamento, eradicando il virus dal loro organismo ed evitando ulteriori contagi.

L’auspicio è che i ministeri dialoghino con Aifa e Iss per una grande progettualità sulla prevenzione”. ISTITUZIONI E SOCIETA’ CIVILE PER UNA NUOVA SANITA’ DEL TERRITORIO – La tavola rotonda istituzionale “Il superamento della Legge 135/90 sull’HIV e le nuove politiche educative in ambito sanitario per gli screening delle Epatiti” ha analizzato il ruolo del territorio nel favorire le politiche di prevenzione. “Il Covid ha messo in rilievo l’importanza della lotta alle malattie infettive con la prevenzione- ha sottolineato Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana- Nella nostra regione abbiamo costruito una rete territoriale che coinvolge le Case della Salute, presenti soprattutto in Toscana e in Emilia-Romagna; il sistema delle farmacie, che erogano diversi servizi; il mondo del volontariato, visto che su 273 comuni abbiamo 550 presidi tra Misericordia, pubblica assistenza, Croce Rossa.

Questa struttura ci ha portato a inizio giugno a realizzare 45.183 test per l’Epatite C, con la proiezione per la fine dell’anno di superare i 100mila screening. Sull’HIV operiamo con la prevenzione nelle case della salute, facciamo informazione nelle scuole e nei penitenziari, intervenendo con l’avvio al trattamento laddove necessario”. I COMUNI ITALIANI PRONTI A COLLABORARE – “Anche nel campo della sanità, i comuni italiani e quindi i sindaci sono in prima linea nel rispondere alle richieste dei cittadini, anche se la Sanità non è nelle competenze istituzionali proprie dei Comuni- ha affermato Enzo Bianco, Coordinatore Organi Statutari Anci- Abbiamo affrontato l’emergenza Covid con estrema dedizione.

Adesso serve un salto di qualità, per il quale la strada da imboccare è una sanità più vicina ai cittadini, diffusa sul territorio. Noi suggeriamo questo al Governo e al Parlamento, al fine di attuare una strategia di prevenzione che possa dare risultati straordinari e un processo di informazione e comunicazione ai cittadini per una piena consapevolezza dei rischi”. Queste idee sono state condivise da Francesco Maraglino, Dirigente Sanitario Medico, Direttore Ufficio 5 (Struttura Complessa) – Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale, Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria; tra i parlamentari, ad accogliere le richieste vi sono state la Sen. Ylenia Zambito, Segretaria 10ª Commissione, Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Senato, e l’On. Marianna Ricciardi, Membro XII Commissione, Affari sociali, Camera. Prezioso anche il contributo proveniente dalla società civile.

Francesca Incardona di EuResist Network ha suggerito alcuni presupposti da cui partire: l’uso di dati basati sull’evidenza scientifica; la creazione di reti che si espandano dagli ospedali ai laboratori, fino al territorio e alle scuole per fare da raccordo con la società; la disponibilità di risorse per affrontare eventuali imprevisti; la fiducia nelle istituzioni sanitarie; un uso mirato dell’intelligenza artificiale. Massimo Farinella, Responsabile Salute Circolo Mario Mieli, è intervenuto sulla necessità di correggere gli ostacoli ancora presenti nella diffusione della PrEP, il cui accesso è limitato da disomogeneità regionali, difficoltà burocratiche, cui i comuni dovrebbero mettere riparo per tutelare alcune popolazioni svantaggiate, oltre alla mancanza della long acting PrEP, approvata da Ema ma non ancora da Aifa, che permetterebbe di prendere il farmaco per la prevenzione ogni due mesi, migliorando l’aderenza alla terapia e la lotta allo stigma.

SCREENING E TRATTAMENTI PER FAR EMERGERE IL SOMMERSO DELL’EPATITE C – La parte scientifica si è divisa in due sessioni. Di particolare rilievo, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale delle Epatiti, fissata dall’Oms per il 28 luglio, è stata la parte intitolata “Focus Epatite C: ricerca del sommerso per l’eliminazione entro il 2030”, che ha visto la partecipazione della Prof.ssa Loreta Kondili, Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità; Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico SIMSPe; Prof.ssa Vincenza Calvaruso, Segretario Aisf; Ignazio Grattagliano, Vicepresidente Simg; Claudio Leonardi, Presidente SIPaD.

I diversi contributi hanno permesso di analizzare le diverse velocità delle regioni con cui proseguono gli screening per far emergere il sommerso dell’HCV. Oggi infatti grazie ai nuovi farmaci antivirali Daa è possibile eradicare il virus definitivamente, in poche settimane e senza effetti collaterali, ma resta un ampio numero di persone che è affetto dal virus inconsapevolmente. Per questo sono fondamentali i fondi statali stanziati nel 2020 e poi rinnovati per effettuare test nelle popolazioni speciali, come detenuti e persone con dipendenze, e nelle coorti d’età ’69-’89, dove ad oggi sono stati identificati oltre 2200 individui sani che non sapevano di aver contratto l’infezione. Restano però esempi virtuosi, come Toscana ed Emilia-Romagna o Sicilia mentre altre regioni sono più indietro. Le regioni devono quindi ampliare o accelerare i propri progetti, mentre dal governo si auspica un ampliamento alle coorti ’48-’68. (Red/ Dire) 08:25 09-07-24

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