(DIRE) Roma, 3 Lug. – “Non esistono argomenti scientifici per dover rendere nuovamente temporanea, e non permanente, una procedura che libera la possibilità di studiare la resa in campo aperto delle colture geneticamente migliorate”. Lo ha affermato la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo in Aula intervenendo nel corso della discussione generale del decreto Agricoltura riferendosi all’emendamento dei senatori De Carlo e Bergesio che proroga di un anno, al 31 dicembre 2025, la norma che semplifica le procedure per la sperimentazione in campo aperto di piante ottenute da nuove biotecnologie agrarie chiamate TEA (Tecniche di evoluzione assistita) introdotta nel 2023 con la conversione in legge del Dl Siccità. “Chiunque faccia ricerca – ha spiegato Cattaneo, che ha presentato un emendamento per rendere permanente la semplificazione – sa benissimo che un anno e mezzo non è sufficiente per valutare la resa delle condizioni e delle sperimentazioni in campo aperto di quelle colture e chiunque, anche non esperto in ambito agrario, può ben intuire che i cicli della natura non si conciliano con termini amministrativi puntuali, al 31 dicembre di qualsiasi anno. Già questi due elementi da soli sarebbero bastati a far comprendere che sarebbero stati necessari nuovi interventi legislativi per non vanificare gli effetti di quella semplificazione e permettere una programmazione delle attività di ricerca”.
“Venerdì 21 giugno – ha ricordato la scienziata – l’Italia della scienza e dell’innovazione si è svegliata con una pessima notizia: la prima coltivazione sperimentale di piante TEA, una varietà di riso che potrebbe consentire un minor uso di agrofarmaci, messa a punto dalla Professoressa Vittoria Brambilla dell’Università Statale di Milano, era stata vandalizzata e devastata da ignoti ecoterroristi. Eliminare il limite alle sperimentazioni in campo – ha concluso Cattaneo – sarebbe vitale tanto più dopo un atto vile, violento e oscurantista come questo. E sarebbe un segnale importante per la comunità scientifica italiana, cui per tanti anni è stato nei fatti impedito di condurre le proprie ricerche, del fatto che l’Italia è, e vuole essere sempre di più, un Paese che tiene nella giusta considerazione la scienza, la ricerca e i nostri studiosi”. (Com/Tec/ Dire) 21:04 03-07-24