Coerenza italiana nel percorso politico europeo
Giorgia Meloni Giorgia Meloni dopo la riunione per le nomine a Bruxelles con i colleghi degli altri 27 Paesi ha riassunto così (in un post) il suo intervento: “La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa“. Questa è la parte saliente del resoconto offerto dal premier italiano .
Il Presidente del Consiglio ha detto no alla nomina di Antonio Costa (portoghese del PSE, è stato eletto con la maggioranza dei voti presidente del Consiglio Europeo) ed a Kaja Kallas estone di Renew, nominata Alto Rappresentante) e si è astenuta sul Ursula Von der Leyen (tedesca esponente del PPE, confermata alla guida della Commissione Europea).
Giorgia Meloni durante la discussione in seno al Consiglio Europeo ha proposto alcuni emendamenti che sono stati ritenuti molto interessanti da altri leader. Quest’ultima considerazione sbugiarda la teoria (autolesionista), diffusa da parte dell’opposizione italiana, che vorrebbe l’Italia “isolata” in Europa.
Il governo italiano, (il più stabile stando ai dati delle ultime elezioni nel Vecchio Continente) sta rispettando il mandato degli elettori che sono poco contenti dell’attuale funzionamento dell’Unione Europa e vogliono un cambio di passo per affrontare le importanti sfide future come: ambiente, difesa, incremento demografico, immigrazione illegale ed non ultima energia.
Ricordiamo l’illogica pretesa di Bruxelles per l’infrazione italiana sull’assegno unico per esempio. Per il quale il nostro governo dovrebbe verificare anche quanti figli hanno gli stranieri nei loro paesi di provenienza ed il loro ISEE. Zone, per lo più, poverissime del mondo nelle quali non esistono assolutamente questo genere di strumenti fiscali.
Ed allora l’Italia non può e non deve accettare diktat irragionevoli da Bruxelles così come non può e non deve temere presunte “ritorsioni” sulla politica interna data la sua attuale posizione in Europa.
A tutelare quella che è di fatto la terza economia del Continente ci devono pensare i parlamentari europei italiani ed il ruoli che avranno nelle varie commissioni.
Sembrerebbe quindi non esser cambiato nulla ed invece…. I voti italiani a Strasburgo, saranno spesso indispensabili nei delicatissimi “passaggi” politici che la governance Von der Leyen affronterà. Scelte non di rado invise alla sua attuale maggioranza.
Fabrizio Pace