In Italia oltre 225mila aziende in zone a elevato rischio alluvioni

 Venezia, Genova, Padova, Rimini e Bologna le province più esposte

 

(DIRE) Roma, 20 Giu. – Solo nel 2023, secondo Legambiente, sono stati 118 gli eventi alluvionali. Un dato da non sottovalutare se pensiamo che in Italia ci sono 225.874 unità locali di impresa in aree a rischio elevato di alluvione. Lo dice un’elaborazione Gea-Green Economy Agency su dati Ispra presentata nel corso dell’evento #Gef24 – Green Economy Finance, organizzato dal gruppo editoriale Withub, insieme a Eunews, Gea-Green Economy Agency e Fondazione Articolo 49. Al centro della seconda parte dell’evento – ‘Fronteggiare i rischi climatici: il ruolo delle assicurazioni’ – un dibattito sulla necessità di proteggere l’economia dagli impatti negativi della crisi climatica.

Le province che hanno più unità di impresa (non si includono solo le sedi legali di un’azienda ma tutti i luoghi delle attività economiche) in aree a rischio elevato, infatti, sono quelle di Venezia, Genova, Padova, Rimini e Bologna. Questi dati sono fondamentali per quantificare il problema, gestirlo e definire priorità di intervento. Ma dove le imprese a rischio sono più concentrate? Normalizzando il dato del rischio rispetto alla dimensione della città o della provincia, risulta che quella di Genova è la provincia con maggiore densità di unità locale di impresa in area a rischio elevato, cioè con una probabilità stimata di ripetersi di alluvioni ogni 20-50 anni.

Nel dettaglio: TERREMOTI IN ITALIA. DAL 1968 SPESI 121,9 MILIARDI DI EURO – Tra gli eventi naturali che hanno causato più danni economici in Italia troviamo i terremoti. Gea, con il centro studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha calcolato la spesa pubblica per i grandi terremoti: dal 1968 a oggi abbiamo speso 121,9 miliardi di euro per le ricostruzioni di 8 grandi eventi sismici – Valle Del Belice, Friuli Venezia e Giulia, Irpinia, Marche-Umbria, Puglia – Molise, Abruzzo, Emilia, Amatrice e Centro Italia, pari a 2,17 miliardi all’anno.

PREVENZIONE E ASSICURAZIONE – Ma perché l’Italia è tanto esposta ai rischi climatici? Innanzitutto nel nostro Paese manca una cultura della prevenzione, secondo i dati ASviS contenuti nel Policy Brief ‘Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico’, nel periodo 2013-2019 a fronte di 20 miliardi di euro spesi per le emergenze, 2 miliardi di euro, solo il 10%, sono stati investiti per la prevenzione.

Ma non solo, gli italiani si assicurano poco: la percentuale di abitazioni assicurate contro le calamità naturali, terremoti e alluvioni nel nostro Paese è pari al 5,3% del totale (rielaborazione Gea su dati Ania). E non va meglio per le aziende nostrane: solo il 5% delle microimprese (pari a 4,3 milioni, il 95% del totale) ha un’assicurazione contro i rischi climatici.

In questo senso, la nuova Manovra Finanziaria prevede, per tutte le aziende iscritte al registro delle imprese, l’obbligo di assicurare terreni, fabbricati e macchinari dagli eventi calamitosi entro il 31 Dicembre 2024. Al panel sono intervenuti Riccardo Cesari, componente del Consiglio Ivass, Maria Siclari direttrice generale di Ispra, Dario Focarelli direttore generale di Ania, Francesca Brunori Confindustria, direttrice Credito e Finanza.

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