di Sonia Polimeni – Abbiamo intervistato Andrea Quadrelli musicista e più precisamente chitarrista e batterista. Ha suonato in varie band Blues, Rock N roll ’50-’60 e Southern Rock, ma con un passato da giocatore di basket professionista.
Andrea dal basket alla musica come e quando ti sei avvicinato a questo mondo?
Proprio a Reggio Calabria ho avuto il mio avvicinamento alla musica grazie ad un mio compagno di squadra che suonava la chitarra. Da quel momento in poi è stato un camminare insieme.
Cosa ricordi con maggiore nostalgia della tua carriera nella pallacanestro?
A dir la verità il basket è un capitolo bello ma chiuso della mia vita. Non ho molta nostalgia. Solitamente il passato non lo penso molto sono molto proiettato al presente e in parte al futuro. Comunque se ci penso credo che la cosa che mi dà una botta di nostalgia è il ripensare a luoghi dove ho giocato in cui vuoi o non vuoi sono cresciuto come persona.
Sport e musica sono due mondi apparentemente paralleli ma possono incontrarsi?
Hanno sicuramente delle dinamiche in comune. Una tra tutte il lavoro. Se si vogliono avere dei risultati bisogna applicarsi quotidianamente con allenamento e dedizione. Oggi il messaggio che passa nella nostra società è che basta poco per avere successo. La realtà secondo me è proprio opposta. Sport e musica insegnano ad essere costanti.
Quando nasce la tua passione per la chitarra in particolare?
Come ti ho anticipato precedentemente grazie ad un mio compagno di squadra che suonava lo strumento. Diciamo tutti gli strumenti sono affascianti. Io ho cercato di approcciarne alcuni, non solo la chitarra. Credo comunque che lo strumento più affascinante sia la voce umana
Di cosa parlano i tuoi brani? Leggevo che hai scritto un brano dedicato a chi va al lavoro presto al mattino…tu sei anche un impiegato della Fincantieri…con i tuoi pezzi vuoi lanciare dei messaggi?
Diciamo che i miei testi hanno “due vite”. Una che appartiene alla mia attività da solista, ed una che appartiene alla mia attività con la mia band i Mots. Nei brani di Osea il mio lato più intimista è messo in risalto. Nei testi dei Mots sono molto attento a tematiche sociali
Il tuo nome d’arte è Osea? Ci vuoi svelare perchè?
Osea è un profeta biblico di cui mi è piaciuta la sua storia. Ed ho pensato che potesse essere un bel nome d’arte.
Sei stato anche un catechista come ti sei avvicinato al mondo religioso?
Si lo sono stato con molto piacere. La fede è stata un incontro importante e arricchente. Mi sono laureato in scienze religiose proprio per la voglia di capire di più di questo mondo. Come sempre le cose arrivano per interposta persona raramente per illuminazione. Qualcuno ti parla e ti fa conoscere un determinato argomento. E così è stato. Per questo anche a me fa piacere parlare di fede.
Progetti futuri e sogno nel cassetto?
Adesso siamo appena usciti con i Mots con il nostro album “Slow” ci godiamo il momento. Poi vediamo.