L’Ong denuncia le conseguenze del fenomeno climatico El Nino
(DIRE) Roma, 24 Mag. – La secca più lunga degli ultimi 40 anni, poi le piogge torrenziali, mettono in ginocchio il secondo paese più popoloso del continente africano, l’Etiopia. Nelle regioni meridionali, eventi alluvionali recenti hanno colpito e costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare la propria casa, con grave rischio per la sopravvivenza. I gruppi più fragili donne, bambini e sfollati interni al centro della crisi umanitaria. A dare l’allarme in una nota è Medici con l’Africa Cuamm, che informa ancora: l’esondazione del fiume Omo e del lago Turkana, nella zona del South Omo, ha ricoperto di acqua il 65% del distretto di Dassenech, uno dei più duramente colpiti dal fenomeno El Nino causando oltre 60mila sfollati interni, su un totale di circa 80mila abitanti. I danni alle infrastrutture rendono difficile l’accesso alle cure: 4 centri sanitari su 5 del distretto risultano, infatti, inagibili e 12 dei 16 posti di salute sono allagati. Qui, continuano a muoversi, come possibile, le cliniche mobili di Medici con l’Africa Cuamm impegnate a portare cure mediche dove i bisogni sono maggiori. Nell’ultimo anno, i team Cuamm hanno raggiunto circa 30mila persone attraverso le attività delle cliniche mobili e i servizi nei centri sanitari supportati (vaccinazioni, screening malnutrizione, diagnosi e trattamento malaria e malattia diarroiche, visite prenatali…). Sono stati registrati tassi di malnutrizione pari al 36,4% e un’alta diffusione di malattie infettive come la malaria con oltre 14mila casi diagnosticati solo negli ultimi mesi. Ora la situazione è ancora più grave perché le condizioni climatiche estreme rendono più difficile raggiungere le comunità isolate dalle alluvioni e i fattori ambientali aumentano il rischio della diffusione di malattie causate dall’acqua contaminata, come il colera. Un quadro già drammatico che si aggrava: nel paese, infatti, si registrano oltre 20milioni di persone in urgente bisogno di assistenza umanitaria e alimentare, a causa del recente conflitto in Tigray e della crisi alimentare che colpisce il paese da Nord a Sud.
Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, avverte: “Tocchiamo con mano, anche qui da noi, in Veneto e nelle altre regioni, le conseguenze del cambiamento climatico, con queste piogge improvvise e torrenziali, con i fiumi che straripano e i danni che ogni giorno vediamo con i nostri occhi. Ma in Africa, l’impatto è ancora più grave e devastante. La situazione in Etiopia ne è un esempio ed è drammatica. Come Cuamm- assicura Carraro- continuiamo a portare aiuto, come possiamo, ma siamo molto preoccupati, perché queste gravi alluvioni colpiscono direttamente la salute delle persone, dei più fragili, di mamme e bambini, impediscono l’accesso alle cure e facilitano la diffusione di ulteriori malattie. Ma tutto questo, qui non si vede e non fa notizia. L’Africa, come spesso succede, è fuori dal radar della nostra attenzione e dei nostri media. È il continente che contribuisce in forma minore alle cause del cambiamento climatico, eppure come l’Etiopia ci mostra, ne paga le conseguenze peggiori. Tanti sono gli esempi, dai cicloni in Mozambico, alle prolungate siccità in Angola”. Don Carraro ricorda che “domani, 25 maggio, ricorre l’Africa Day, anniversario in cui l’Africa vuole ribadire al mondo che desidera diventare protagonista della propria storia, che ce la sta mettendo tutta per uscire dai limiti e dai drammi che l’attanagliano. È un giorno in cui far memoria e celebrare un’Africa che ha voglia di vivere e di ricattarsi. È lei a chiederlo, sono i suoi giovani che ci domandano non pietà, ma compartecipazione e vicinanza, ci chiedono di camminare insieme per costruire un futuro più giusto per tutti”.
Medici con l’Africa Cuamm opera in Etiopia dal 1980 in partenariato con le autorità sanitarie etiopi e attori della società civile a sostegno del sistema sanitario e dell’accesso delle categorie più vulnerabili nelle regioni di Ser (South Omo Zone), Oromia (South West Shoa Zone), Somali Region, Addis Abeba, Amhara (appena concluso), Tigray e nella regione di Gambella, attraverso una sede centrale ad Addis Abeba e uffici distaccati in tutte le regioni e distretti di intervento. Le operazioni in contesti fragili e umanitari nella zona del South Omo e di Gambella sono iniziate rispettivamente nel 2014 e nel 2017 con programmi che spaziano dall’assistenza sanitaria primaria e secondaria, alla sorveglianza epidemiologica e al controllo delle malattie, alla nutrizione integrata e ad attività di Wash/protezione. Nel 2020/2021 gli interventi umanitari sono stati intensificati in Somali Region (Liben e Afder zone) a sostegno delle comunità agropastorali colpite dalla siccità e, dall’inizio del conflitto nel nord del paese, in Amhara (Shewa zone) a sostegno delle comunità di sfollati interni a Debre Berhan ed in Tigray, a supporto di alcune strutture sanitarie in Central, Estern, North-western e Mekelle special zone. (Com/Alf/Dire) 13:25 24-05-24