Scade oggi il mandato del presidente, prorogato per guerra
(DIRE) Roma, 20 Mag. – Con il fronte sempre più sotto pressione, e gli oppositori pronti a giocare la “carta 21 maggio”, Volodymyr Zelensky potrebbe trovarsi ad affrontare la sua sfida politica più difficile: “rinnovare il contratto con il popolo”. Quel popolo che si è impegnato a servire, come recita il titolo della serie tv che lo ha visto protagonista prima di essere eletto presidente dell’Ucraina nel 2019. La tesi, del settimanale britannico The Economist, è contenuta in un articolo pubblicato a ridosso della scadenza “naturale” del mandato del capo di Stato. Si parla appunto della “carta 21 maggio”. Il 20, vale a dire oggi, è il giorno nel quale si sarebbe dovuto concludere il mandato. Questo almeno era previsto quando Zelensky era stato eletto con il 73 per cento dei consensi e quando ancora la fase del conflitto con la Russia non aveva raggiunto il culmine con l’offensiva di Mosca su più fronti, scattata il 24 febbraio 2022.
Come ricorda un editoriale pubblicato oggi dall’agenzia di stampa statale Ukrinform, nuove elezioni si sarebbero dovute tenere entro il 31 marzo scorso. Le cose però sono cambiate, si legge sempre nell’articolo. E a impedire che le elezioni si svolgessero sarebbe stata la situazione di guerra, con l’entrata in vigore della legge marziale. Ukrinform sostiene che il voto sarebbe stato impossibile: “Solo nel marzo scorso, la Russia ha lanciato oltre 400 missili, oltre 600 droni kamikaze e oltre 3mila bombe teleguidate”. Recarsi alle urne sarebbe stato troppo pericoloso in un’ampia fascia del Paese, che da Chernihiv, nel nord, arriva a Odessa, nel sud. Senza contare le persone costrette a lasciare il Paese a causa dei bombardamenti: circa sette milioni di maggiorenni non considerando i cittadini residenti nei territori sotto controllo russo.
Nell’editoriale si sostiene anche che a sollevare dubbi sulla legittimità di Zelensky siano stati soprattutto “politici occidentali”. Tra questi il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Tiny Kox, e il senatore americano Lindsey Graham. C’è poi l’ombra del Cremlino. Un suo portavoce ha sottolineato di recente che “il destino di Zelensky è già segnato” e che “in tanti metteranno in discussione la sua legittimità”. Più realista del re Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia nonché alleato dell’omologo Vladimir Putin. La sua tesi è che Zelensky, non più legittimamente in carica, non potrà firmare neanche un eventuale trattato di pace. (Vig/Dire) 14:04 20-05-24