Bisconti (GTM AIFI): dalla fisioterapia muscoloscheletrica risposte efficaci per casi anche complessi di dolore

Dal congresso di Roma nuove strategie per superare difficoltà anche psicoemotive in tutte le fasce d’età

La fisioterapia muscoloscheletrica al centro del congresso dal titolo ‘MOVE – Make opportunities to validate expertise’, ospitato a Roma nei giorni scorsi presso l’Università La Sapienza e organizzato dal Gruppo di Terapia Manuale e Fisioterapia Muscoloscheletrica (GTM) dell’Associazione Italiana di Fisioterapia (AIFI) con il patrocinio dell’Ordine dei Fisioterapisti del Lazio.

“Durante il convegno- ha spiegato il dottor Mattia Bisconti, fisioterapista specialista in fisioterapia muscolo scheletrica e reumatologica e presidente del GTM- ci siamo soffermati sulla complessità, sulle opportunità, sul fallimento e sulle possibilità di intervento nell’ambito della fisioterapia muscoloscheletrica.

Siamo partiti considerando la complessità dell’approccio alla persona per i fisioterapisti, individuando tutti quei fattori biologici, psicologici e sociali che possono portare anche a un fallimento della fisioterapia, per accedere poi alle opportunità dettate non solo dallo studio della letteratura scientifica ma anche dell’expertise propria del clinico, individuando quelle proposte che ogni clinico può sviluppare attingendo al proprio bagaglio personale di esperienze, in collaborazione con gli altri professionisti sanitari”.

“I nostri relatori e le nostre relatrici- ha proseguito- hanno portato le proprie esperienze sul campo su numerose tematiche: quella dell’interdisciplinarità, ovvero quella di confrontarsi con altri professionisti sanitari, ma anche quella di un approccio a 360 gradi alla persona, quindi la considerazione non solo della sfera biologica, dunque dello stato di patologia, di malattia, ma anche le componenti emotive, ovvero lo stato psicologico della persona, le sue preoccupazioni, le sue ansie e la necessità di validazione e rassicurazione”. “Abbiamo inoltre dato spazio agli aspetti sociali- ha evidenziato il presidente del GTM di AIFI- ovvero al supporto sociale a cui può attingere la persona, le richieste di aiuto che può sentirsi di poter fare o che si vergogna anche di poter fare”.

Il convegno romano si è tinto anche dei colori della Gran Bretagna, con la presenza della relatrice internazionale, la psicologa professoressa Tamar Pincus, che ha posto l’accento sulle strategie di rassicurazione della persona e su un approccio psicologicamente informato della fisioterapia. “Si tratta di dare un segnale di ascolto attivo- ha precisato Mattia Bisconti- di strutturare un dialogo motivazionale basato sulla rassicurazione cognitiva della persona, individuando i punti critici legati al suo stato di sofferenza e andando poi a ristrutturarli con una strategia basata proprio sul movimento”.

“I pazienti che si rivolgono a noi- ha poi informato- soffrono di patologie muscoloscheletriche e reumatologiche: mi riferisco all’osteoartrosi, al mal di schiena, al mal di testa, ai disordini temporomandibolari ma anche ai dolori al ginocchio e alle tendinopatie. Ci occupiamo dunque di tutti quei pazienti che soffrono sia di dolori, acuti o persistenti, che coinvolgono il sistema neuromuscoloscheletrico”.

“Nei confronti di questi pazienti- ha sottolineato l’esperto- il/la fisioterapista opera attraverso una attenta valutazione delle loro necessità e del loro stato di salute attuale, delle capacità residue. Attraverso una anamnesi completa il fisioterapista individua eventuali fattori per cui c’è bisogno di rivolgersi a un medico specialista. Si passa poi a un esame obiettivo e si utilizzano tecniche di terapia manuale volte ad alleviare il dolore nel breve tempo o a recuperare il range di movimento richiesto dalla persona, per poi passare a strategie di esercizio terapeutico per determinare, ad esempio, un recupero della forza della persona, della resistenza o facilitare il recupero di un movimento perduto a causa del dolore o della limitazione funzionale”.

Non solo. “Il fisioterapista- ha dichiarato Bisconti- offre anche un sostegno rispetto ad aspetti psicoemotivi del correlati al dolore e al movimento per far sì che la persona abbandoni le paure e le apprensioni legate al movimento, oltre a dare supporto necessario al reinserimento in attività sociali o ricreative, come ad esempio le uscite con gli amici, sospese proprio a causa del dolore o della disabilità.

Le persone con , infatti, a volte non escono più di casa per paura di avere attacchi mentre sono in compagnia”. Generalmente le persone trattate hanno un’età compresa tra i 30 e gli 80 anni “ma- ha concluso Bisconti- non mancano pazienti più giovani che a causa degli stili di vita sedentaria arrivano da noi anche intorno ai 20-25 anni”.

Durante il congresso ‘MOVE Make opportunities to validate expertise’ sono stati assegnati due premi, entrambi intitolati al dottor Francesco Ottaviani, fisioterapista scomparso alcuni fa a causa di un melanoma. I riconoscimenti sono stati attribuiti ai due migliori poster scientifici presentati all’evento capitolino.

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