DIRE) Napoli, 17 apr. – “Sono 315 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (-3,5% rispetto al 2022, quando furono 326) rivolti nel corso del 2023 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Una intimidazione ogni 28 ore”. Questi, in estrema sintesi, i dati contenuti nel report “Amministratori sotto tiro” redatto dell’associazione Avviso Pubblico e presentato oggi a Roma nella nuova sede della Federazione nazionale della stampa italiana. Dopo il picco registrato nel 2018 (574 intimidazioni), si giunge cinque anni dopo ad un dato pressoché dimezzato (- 45%), il più basso dal 2011, spiegano dall’associazione.
Rispetto al 2022 la ripartizione dei casi per macroaree geografiche vede però un aumento delle intimidazioni al Centro – Nord (39% del totale nazionale), in particolare nelle regioni del Centro (da 30 a 39 casi) e del Nord – Est (da 35 a 43). Per la prima volta dal 2016, è la Calabria la più colpita da atti intimidatori. Sono 51 i casi censiti da Avviso Pubblico sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette “mafie storiche” che fa registrare un aumento dei casi censiti. Seguono infatti la Campania (39 casi, – 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%). Assieme raccolgono il 50% degli atti di intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale.
La Toscana (20 casi) si prende il titolo di regione più colpita dell’area centro-nord, stesso numero fatto registrare in Sardegna. Per entrambe si registra un aumento superiore al 20% dei casi censiti rispetto al 2022. Chiudono le prime 10 posizioni Lombardia e Veneto (19), Piemonte ed Emilia-Romagna (17). Passando alle province, quella di Napoli, dopo diversi anni, con 21 casi censiti lascia il primato di provincia più colpita sul territorio nazionale a Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali. Nella graduatoria provinciale seguono Palermo (12), Torino, Foggia e Reggio Calabria.
Tra i metodi intimidatori più utilizzati a livello nazionale quelli delle minacce verbali e le telefonate minatorie (17% dei casi). Tipologie seguite da incendi (15%, in leggero calo), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14,5%, stabile) e l’utilizzo dei social network (13%, in aumento).
Analizzando i contesti territoriali si conferma una sostanziale differenza già palesata negli anni precedenti: l’amministratore o amministratrice locale del Mezzogiorno deve fronteggiare intimidazioni e minacce veicolate in modalità molto diverse rispetto a quelle di un/una collega del Centro-Nord. Gli incendi, ancora una volta la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord.
Analogamente scritte offensive e social network, che insieme rappresentano circa il 40% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole non si collocano fra le prime cinque tipologie più utilizzate. I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati il 17% del totale. Rispetto al 2022, quando furono i social network e le lettere minatorie le tipologie più utilizzate per intimidire amministratrici e dipendenti, nel 2023 un caso su tre (il 31,5%) ha visto utilizzare l’incendio.
Le minacce e le intimidazioni non avvengono solo dalle organizzazioni criminali ma anche dai semplici cittadini tanto che il Rapporto di Avviso Pubblico si sofferma da alcuni anni proprio sulle intimidazioni che giungono agli amministratori locali e al personale della Pubblica Amministrazione da comuni cittadini. Episodi e situazioni che hanno un peso specifico sul numero totale dei casi censiti, pari al 26% nel 2023, una percentuale stabile rispetto al 2022.
Il 21% dei 315 casi censiti da Avviso Pubblico nel 2023 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 42 Comuni. (Com/Gup/ Dire) 19:16 17-04-24