MO. Gaza, raid Israele su Rafah causano 67 morti, bilancio sale a 28.340

(DIRE) Roma, 12 feb. – Sono almeno 67 le vittime palestinesi degli attacchi che la notte scorsa l’esercito israeliano ha condotto contro Rafah, la capitale dell’omonimo governatorato a sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto. La città, come avvertono gli operatori umanitari, accoglie circa 1,4 milioni di persone sul totale dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza, poiché in queste settimane ha accolto centinaia di migliaia di sfollati da tutta l’exclave palestinese. A confermare il numero delle vittime dei raid della notte scorsa, che porta il bilancio complessivo dei morti a 28.340, è stato Ashraf Al-Qudra, portavoce del ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas.

È per sradicare la presenza di questo gruppo politico-militare che il governo israeliano ha annunciato nei giorni scorsi l’offensiva contro Rafah, ultima zona sicura indicata alla popolazione, che dal 7 ottobre subisce attacchi in tutto il territorio. Quel giorno, combattenti palestinesi hanno condotto un assalto contro il sud di Israele causando oltre 1.200 vittime e rapendo 244 persone. Nell’offensiva su Rafah, le autorità israeliane sostengono di aver individuato e liberato due ostaggi israeliani, che sono già stati riportati in Israele.

Stamani, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rivendicato l’offensiva su Rafah assicurando che proseguirà fino alla “vittoria totale” contro Hamas. Ha quindi ribadito che “non sarà persa nessuna opportunità” di liberare altri ostaggi. “Israele continua ufficialmente a prendere di mira i civili e a trasferire la guerra a Rafah per spingere la popolazione a fuggire sotto i bombardamenti” ha dichiarato in un post su X il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, secondo cui “i recenti massacri” sarebbero “la prova della validità degli avvertimenti internazionali e dei timori di risultati catastrofici dell’espansione della guerra a Rafah”.

Il riferimento , tra gli altri, alle parole dell’alto commissario per la politica estera europea Josep Borrell, che lo sabato scorso in un post su X ha scritto: “Mi associo all’avvertimento di diversi Stati membri dell’Ue secondo cui un’offensiva israeliana su Rafah porterebbe a un’indicibile catastrofe umanitaria e a gravi tensioni con l’Egitto”.

 Stamani, prima dell’inizio del vertice informale dei ministri dello Sviluppo dell’Ue a Bruxelles, Borrell è intervenuto nuovamente, stavolta a sostegno dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, a cui quasi una ventina di paesi – tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Italia – hanno sospeso i fondi dopo che una dozzina di funzionari sono stati accusati di aver collaborato all’assalto di Hamas di ottobre.

“Nessun altro organismo può fare quello che sta facendo l’Unrwa” ha detto l’alto rappresentante europeo, evidenziando che le accuse “a una dozzina di membri dello staff sui 13mila” complessivi “devono essere verificate. Aspettiamo che le indagini abbiano luogo. Nel frattempo la gente deve continuare a mangiare e avere medici”.

Nei giorni scorsi, il direttore dell’Ufficio comunicazione del governo di Gaza, Ismail Al-Thawabta, ha avvertito che a causa della scarsità di cibo le famiglie palestinesi “consumano mezzo pasto ogni due giorni” mentre per quelle che risiedono nel nord la situazione è anche peggiore, avendo “superato da tempo la fase catastrofica”. Ha denunciato poi il blocco esercitato dalle forze israeliane che starebbero “impedendo ai camion degli aiuti umanitari di raggiungere le regioni settentrionali della Striscia”.

Ancora nello scorso fine settimana, Medici senza frontiere ha denunciato che all’ospedale Nasser, il più grande della città meridionale di Khan Younis, “due persone sono state uccise e cinque sono rimaste ferite, tra cui un infermiere in gravi condizioni” per via di “colpi di arma da fuoco sparati contro persone all’interno della struttura ospedaliera”, intorno alla quale “le forze israeliane stanno continuando le operazioni”. L’organizzazione riporta inoltre che “il personale medico ha paura di muoversi all’interno e intorno all’ospedale per timore di essere colpito”. (Alf/Dire) 11:03 12-02-24

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