MO. Brizi (FCEI): speranza e preoccupazioni tra palestinesi accolti

Responsabile FCEI: a Gaza tante famiglie separate, serve cessate fuoco

(DIRE) Roma, 5 Feb. – “Sia i bambini palestinesi che i loro familiari arrivati stamani a La Spezia da Gaza hanno gli occhi colpi di speranza, ma al contempo hanno l’aria preoccupata: non sanno quando potranno riabbracciare coloro che hanno lasciato a casa”. Con la Dire parla Federica Brizi, responsabile accoglienza della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), organismo che insieme a Comunità di Sant’Egidio, Caritas Italiana e Arci si è reso disponibile ad accogliere e assistere i bambini palestinesi e i loro famigliari che il governo italiano sta portando in Italia per ricevere le cure per ferite e traumi provocati dal conflitto armato nella Striscia, in corso dal 7 ottobre, e che è già costato la vita a oltre 27mila palestinesi, di cui un terzo minori. Inoltre più di 60mila persone sono rimaste ferite. L’Unicef a inizio gennaio ha denunciato che in tre mesi in media più di 10 bambini al giorno hanno perso un arto, oltre mille bambini hanno subito l’amputazione di una o entrambe le gambe, in alcuni casi anche senza anestesia a causa del blocco del sistema sanitario.

Per far fronte a questa situazione, le autorità italiane hanno raggiunto un accordo per accogliere in Italia un centinaio di palestinesi, tra bambini bisognosi di cure e i loro accompagnatori. Nei giorni scorsi è atterrato a Ciampino il primo volo con a bordo 14 bambini, stamani invece è toccato a 62 palestinesi arrivare al porto di La Spezia a bordo della Nave Vulcano della Marina militare italiana, tra cui 32 minori bisognose di cure e altri famigliari accompagnatori. Ad attenderli, anche il personale della Fcei. “È stato il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale a coinvolgere la Fcei e le altre realtà- spiega Brizi- perché con le istituzioni già collaboriamo da anni al protocollo sui corridoi umanitari, per portare in Italia in sicurezza e legalità profughi e richiedenti asilo”.

Ma in questo caso la Fcei e gli altri non si occuperanno di migranti: “Si tratta di minori palestinesi, in maggioranza sotto i 14 anni, che otterranno cure presso l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù o al San Camillo di Roma, oppure il Gaslini di Genova, il Meyer di Firenze, il Rizzoli di Bologna, il Pediatrico Buzzi e Ortopedico Pini di Milano”.

Quanto al tipo di sostegno che le famiglie riceveranno, Brizi spiega: “Forniremo assistenza per il vitto e l’alloggio e per altre questioni logistiche come il trasporto.

Inoltre- continua la referente di Fcei- daremo anche consulenza sociale e legale, per esempio per la domanda d’asilo, se qualcuno di loro manifesterà la volontà di chiedere la protezione internazionale”. Infine, “offriremo assistenza ludico-ricreativa. Quanto all’istruzione, tutto dipenderà dal tempo di permanenza dei minori in Italia”. L’Unicef nella sua ultima stima ha avvertito che ben 625mila bambini nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre hanno smesso di andare a scuola.

Oltre ai bisogni immediati, resta la preoccupazione per il futuro: “Tante famiglie hanno lasciato figli o famigliari a Gaza, o in paesi limitrofi. Il pensiero costante è capire quando potranno riabbracciarli. E poi c’è l’angoscia per gli altri amici e conoscenti da cui hanno dovuto separarsi”.

Oltre all’obbligo di accogliere e prendersi cura, la Fcei torna a porre l’accento sulla “necessità del cessate il fuoco immediato a Gaza”, conclude Brizi: “Ci auguriamo che questa prima operazione di emergenza dia il via a un corridoio umanitario per le persone rimaste a Gaza”. (Dire) 18:20 05-02-24

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