Prorogata fino a sabato 3 febbraio la Mostra che è stata inaugurata lo scorso 1 dicembre negli spazi del Museo Diocesano di Albano che vede esposte le opere di Anna Onesti e Virginia Lorenzetti, due artiste di diverse generazioni, profondamente legate al territorio dei Castelli Romani: Anna Onesti nata a Rocca di Papa e Virginia Lorenzetti a Genzano di Roma, unite da un profondo amore per la carta e le tecniche relative alla sua colorazione. Il percorso espositivo si articola all’interno degli spazi del Palazzo Lercari, storica sede episcopale e da 10 anni anche sede del Museo diocesano.
Il titolo della mostra “Da questa a quella stella” è tratto da una breve e folgorante poesia del poeta Luciano Castagnini in arte Luciano Taffelli, artista prematuramente scomparso nel 1984, compagno di strada di Anna Onesti nel periodo dei suoi anni giovanili, quando Anna studiava presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, a lei e ad altri amici pittori Luciano aveva lasciato copia delle sue poesie finora mai editate.
L’idea di ospitare una mostra di arte contemporanea nel Museo Diocesano di Albano non costituisce una novità. Già da anni, infatti, la collezione museale di arte Sacra dialoga con la presenza di opere artistiche, ospitate in mostre temporanee, in cui il linguaggio della tradizione cristiana si confronta con quello della contemporaneità. Un dialogo difficile ma necessario e, soprattutto, orientato ad aprire nuove vie di espressione alla creatività artistica. Le opere delle due artiste, Anna Onesti e Virginia Lorenzetti, si inseriscono armoniosamente in un contesto in cui la visione del Cielo, inteso come sede divina, è parte integrante del sentire spirituale cristiano, unitamente ai profondi significati teologici della Luce e del Creato.
Cieli è un lavoro che Anna Onesti ha realizzato proprio in quegli anni del suo periodo di studi torinesi. Le opere furono esposte nel 1984, in occasione della prima mostra personale dell’artista nell’ambito della rassegna Arti Visive Proposte, Unione Culturale F. Antonicelli, Infernotti di Palazzo Carignano, Torino. Le opere sono una serie di lavori su tela, seta e carta, realizzate con ricamo e doratura che hanno come riferimento il cielo stellato; 3 saranno quelle esposte in questa occasione e che erano presenti anche nella prima mostra personale dell’artista. Saranno poi allestite dodici opere su carta raffiguranti i segni dello zodiaco. I segni realizzati attraverso innesti di simboli astrali e antiche iconografie sono caratterizzati da una cromia fatta di colori puri e brillanti. L’artista ha un’esperienza di lavoro con la carta che risale ai suoi anni di lavoro come restauratrice presso l’Istituto Centrale per la Grafica e con la raffigurazione dei dodici segni di Zodiacale, mette a frutto tutta la sua sapienza con una prova di notevole impegno, affrontata con strati di carta velina colorata incollati uno sull’altro. Infine un “Arazzo” dal titolo Di cielo e di mare realizzato nel 2023 per il progetto “Di Acqua di Tempo”, nato dalle riflessioni di una rete internazionale di artiste visive e poetesse diventato poi libro edito da AIEP ispirato al medievale libro delle ore.
My Aleph, Blue loop e Notte a Bergen, sono tre opere di Virginia Lorenzetti realizzate nel 2023, parte del progetto di tesi sviluppato nel corso dell’ultimo anno di studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, My Aleph, si ispira al racconto di Jorge L. Borges “L’Aleph” e vuole rappresentare il tentativo dell’uomo di superare i confini imposti dal mondo reale. Per l’artista la pratica artistica è il modo in cui questa volontà può essere soddisfatta: elaborando nuovi concetti, grazie al linguaggio visivo si compie uno slancio, il cui obiettivo è quello di oltrepassare la sottile barriera che separa la realtà dall’illusione. Nell’opera leggeri strati di carta, tinti con colori naturali, si sovrappongono; l’intervento grafico centrale, realizzato bruciando la carta con un pirografo, simboleggia la scintilla, la fessura nello spazio reale che apre il varco immaginario dell’illusione. Così avviene anche nelle opere Blue loop e Notte a Bergen, in cui l’intento è stato anche qui quello di rendere tangibile il flusso di stimoli e sensazioni riportandoli in luce dal profondo. Un loop è una serie di impulsi ricorrenti apparentemente senza fine: le sensazioni scaturite dai ricordi sono frammenti da ricomporre, monadi che, come fossero immerse in un’atmosfera primordiale, notturna, priva di punti di riferimento – solo le stelle lontane a far luce. Infine gli ultimi lavori, realizzati con la stessa tecnica: The Shallows II e il libro d’artista in copia unica Il confine tra prima e dopo.
Comunicato Stampa