Cognome materno. Rete Parità: Inadempienza legislativa attentato a democrazia

(DIRE) Roma, 10 Nov. – “È stata un’importante giornata dedicata ad approfondire, a tutto tondo, le modifiche necessarie, comprese quelle sulla norma del cognome della donna coniugata, per rispettare i principi fondamentali della tutela dell’identità e della parità tra i sessi sanciti a livello costituzionale. Di fatto questa inadempienza legislativa rappresenta un attentato alla democrazia perché il legislatore, non dando seguito a quanto disposto dalla Corte che è intervenuta proprio in mancanza di una legge, disattende l’equilibrio dei poteri, non rispetta i diritti civili di donne e famiglie e lede il diritto all’identità personale.

Serve un’alleanza con gli uomini per mettere fine a questa attesa e ribadisco che questa necessità non nasce oggi ma ha radici lontane, basti pensare al primo ricorso pervenuto alla Corte Costituzionale nel 1988. Auspico che l’anno venturo non si debba tornare a denunciare che sono passati inutilmente otto anni dalla prima sentenza”. Con queste parole la presidente onoraria di Rete per la Parità, Rosanna Oliva de Conciliis, ha commentato il recente convegno “Riforma organica del cognome: sette anni non sono bastati” organizzato dalle associazioni Italiadecide e Rete per la Parità per denunciare la mancata approvazione della riforma organica del doppio cognome. A distanza infatti di sette anni dalla prima sentenza della Corte costituzionale del 2016 e di quasi due anni dalla sentenza n. 131 del 2022, che hanno introdotto l’automatismo del doppio cognome, ad oggi il legislatore non è ancora intervenuto per disciplinare la materia. L’occasione del convegno è stata utile per approfondire come il ritardo normativo sia lesivo del diritto dell’identità personale sancito dalla Costituzione.

Ha aperto i lavori la presidente di Italiadecide Anna Finocchiaro, che ha sottolineato la complessità e l’urgenza di una questione che impatta sul futuro delle figlie e dei figli e per la quale è importante che la discussione avvenga dentro e fuori le aule parlamentari. Finocchiaro ha ribadito come la riforma sia dirompente nello scardinare l’ordine patriarcale. Della portata sociale e culturale del cambiamento hanno parlato la deputata Laura Boldrini (Pd) e la senatrice Alessandra Maiorino (M5S), entrambe tra le prime firmatarie delle proposte di legge.

Boldrini ha evidenziato come la questione del doppio cognome sia fondamentale per dare visibilità alle donne e che per questo obiettivo servirebbe una sinergia tra tutte le forze politiche, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, per raggiungere il risultato concreto come avvenuto per il reato di stupro precedentemente annoverato tra i reati contro la morale pubblica e poi trasformato in delitto contro la persona. Maiorino ha completato l’analisi mettendo in luce anche l’aspetto della salvaguardia dei minori. Alla Tavola rotonda, con la moderazione della giornalista Anna Laura Bussa, sono intervenute diverse personalità delle associazioni e del mondo accademico, tra queste Francesca Dragotto, professoressa associata dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha richiamato il problema della resistenza al cambiamento che si riscontra ancora anche nell’ostracismo nel declinare le parole al femminile. (Com/Red/ Dire) 08:20 10-11-23

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