Filippine. Tagaytay, una casa protetta per le vittime di tratta

(DIRE) Roma, 24 Ott. – “Nelle Filippine la principale emergenza sociale è lo sfruttamento sessuale delle minorenni e il cybersex”. Con l’agenzia Dire ne parla suor Judith Padasas, 70 anni, di cui 44 vissuti come missionaria delle Carmelitane della carità e anche, più di recente, come attivista contro la tratta di esseri umani. Un tema, questo, del quale la religiosa filippina ha preso maggior coscienza tre anni fa, grazie a un incontro a Washington organizzato dalla sua congregazione: “Da allora mi sono dedicata anima e corpo e ho partecipato a vari corsi di formazione”.

Nel 2022, a causa anche del lockdown determinato dalla pandemia di Covid-19, il ministero della Giustizia di Manila ha rilevato che le vittime della pornografia online erano aumentate del 264,6% rispetto al 2019, passando da 76.561 a 279.166, a fronte di oltre 2 milioni di segnalazioni alle forze dell’ordine.

Il governo del presidente Ferdinand Marcos Jr., come ricorda la stampa locale, ha risposto al fenomeno dichiarando “guerra al cybersex”, inasprendo le leggi contro i responsabili e le reti criminali. Anche la tratta a fini sessuali è ora punita con pene fino a 20 anni di reclusione. Suor Padasas è diventata un punto di riferimento per la sua congregazione, che alla fine l’ha esortata a lasciare il ruolo di insegnante alle scuole superiori di Manila per trasferirsi nella città di Tagaytay, una sessantina di chilometri a sud della capitale, per dirigere il Tahanan Vedruna Children Center. “E’ una casa protetta per bambini e adulte, che offre scuola e sostegno” spiega la religiosa. “Al momento accogliamo nove minori e due donne. Le minorenni ci vengono portate dagli assistenti sociali che monitorano gli slum”.

Le baraccopoli urbane, dove trovano riparo le classi meno abbienti e vulnerabili, sono luoghi insidiosi per le bambine. “Già dai tre anni d’età”, avverte la missionaria, “perché c’è grande promiscuità: le bambine subiscono abusi dal padre, dai parenti o dai vicini, perché restano molte ore sole oppure perché di notte condividono i letti coi familiari maschi”. Quanto alle adulte, la missionaria riferisce ancora: “Ne ho salvate due che erano state portate in Libano e Arabia Saudita. Ho allertato le autorità, che hanno contattato le ambasciate filippine a Beirut e Riad, e così siamo riuscite a riportarle qui nella casa protetta”.

L’occasione dell’intervista è il primo Advocacy Forum organizzato questa settimana a Roma dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), che riunisce quasi 2mila superiore da 97 Paesi in rappresentanza di oltre 600mila suore nel mondo. Grazie alla collaborazione col Global Solidarity Fund, l’Uisg ha organizzato uno spazio di condivisione e confronto – culmine di un lavoro durato tre anni – per offrire proposte e strumenti alle congregazioni impegnate nei vari ambiti di sviluppo.

“Ho potuto condividere la mia esperienza sulla tratta” sottolinea madre Padasas, che conclude, con fiducia e ottimismo: “Ho lanciato un messaggio ai religiosi presenti nelle Filippine che ancora ignorano l’esistenza dello sfruttamento sessuale delle bambine negli slum oppure nelle strade, o addirittura online: dobbiamo fare rete, possiamo salvarle”. (Dire) 15:56 24-10-23

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